Molestate sul bus Mom: «Via l'autista»

Martedì 9 Febbraio 2021
VALDOBBIADENE
Apprezzamenti, allusioni spinte, palpeggiamenti nelle parti intime e sul seno, anche con la promessa di ricompense come ricariche telefoniche e pacchetti di sigarette. Il tutto nei confronti di giovanissime studentesse, tutte minorenni. A finire indagato e ristretto agli arresti domiciliari con l'accusa di violenza sessuale su minore è un 53enne di Valdobbiadene, dipendente di Mobilità di Marca in qualità di autista. E proprio durante i turni di lavoro, lungo la linea 121 che congiunge Valdobbiadene con Vittorio Veneto, l'uomo aveva creato il suo terreno di caccia. A sostenerlo sono le sue vittime, che nelle scorse settimane hanno testimoniato nero su bianco gli abusi. Tre sono al momento le denunce raccolte dai carabinieri, ma con il passare dei giorni stanno affiorando anche altre testimonianze che farebbero risalire gli atteggiamenti molesti anche agli scorsi anni. La vicenda ha scosso profondamente Mom, che oggi promette provvedimenti durissimi: «Tolleranza zero. Se le accuse saranno provate sarà licenziato».
LE VIOLENZE
A quanto ricostruito grazie alle testimonianze delle tre vittime che hanno formalizzato le querele, gli abusi sarebbero avvenuti sia a bordo degli autobus che ai capolinea. Il conducente avrebbe approfittato in particolare dei momenti di salita e discesa dai mezzi per allungare le mani e toccare, senza nemmeno dissimulare le proprie intenzioni, il seno, il sedere e le parti intime delle ragazzine che hanno tra i 15 e i 17 anni. Le vittime vivono nella fascia di paesi lungo la Pedemontana, esattamente a ridosso della tratta della linea extraurbana 121 che collega Valdobbiadene, Miane, Follina, Cison e Vittorio Veneto. La salita in corriera e la discesa anche lungo il tragitto sarebbero stati i momenti prescelti per agire e quando a toccare le vittime non erano i gesti, lo facevano invece le parole. Battute, apprezzamenti, commenti volgari sarebbero stati un'abitudine a bordo dei mezzi guidati dal 53enne. Tutte accuse che dovranno essere provate, ma che per il momento hanno portato l'autorità giudiziaria a emettere la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del presunto violentatore. Le denunce risalgono all'inizio di quest'anno, quando gli atteggiamenti dell'uomo si sarebbero fatti più insistenti. Alcune delle vittime hanno deciso di raccontare tutto ai rispettivi genitori che, appena appresa la notizia, si sono rivolti alle forze dell'ordine. Le minorenni hanno raccontato le loro versioni in momenti differenti e tutte riportano fatti analoghi sia nelle modalità di approccio che nelle tempistiche in cui venivano messe in atto le molestie. Vi sarebbero però altre giovanissime prede, almeno tre e tutte dello stesso paese. E le violenze sessuali risalirebbero anche agli anni passati, dal momento che fin dal 2018 il 53enne avrebbe rivolto le sue attenzioni sulle studentesse.
LA REAZIONE
Veemente la reazione del presidente di Mobilità di Marca, Giacomo Colladon, nel condannare con fermezza i gesti del dipendente qualora fossero provati. «L'azienda ha saputo solo in questi giorni del procedimento giudiziario che vede coinvolto il dipendente in questione (il dipendente dalla settimana scorsa si è messo in ferie senza addurre motivazioni, ndr) ha spiegato Colladon. Inutile dire che siamo stati travolti dallo sbigottimento e dallo sconcerto, la prima reazione di tutti noi, della dirigenza e dei lavoratori. Per questo siamo a completa disposizione degli inquirenti affinché i fatti possano essere chiariti completamente. Non di meno, esprimo la nostra vicinanza nei confronti di tutte le studentesse coinvolte e delle loro famiglie». I provvedimenti da parte di Mom promettono di non fare sconti: «Tolleranza zero per qualsiasi comportamento illegittimo o incompatibile con i nostri valori e il nostro codice etico prosegue il presidente. Abbiamo già avviato internamente tutte le iniziative atte a tutelare gli utenti oltre che l'onorabilità del nostro nome. Mom infatti in questa vicenda viene esposta, mentre a questa persona la legge garantisce l'anonimato. Siamo parte lesa. Ci saranno provvedimenti durissimi. Se le accuse saranno provate arriverà il licenziamento».
Serena De Salvador
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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