MAXI RAGGIRO
TREVISO La truffa dell'oro è andata in scena tra l'Alta padovana

Martedì 10 Aprile 2018
MAXI RAGGIRO TREVISO La truffa dell'oro è andata in scena tra l'Alta padovana
MAXI RAGGIRO
TREVISO La truffa dell'oro è andata in scena tra l'Alta padovana e Treviso. Quarantacinque persone sono state raggirate per una cifra complessiva di due milioni e 325 mila euro. Una stangata architettata e tirata da sei uomini d'affari attraverso l'azienda Euro international network business consulting srl di Treviso, dichiarata poi fallita il 27 luglio del 2016. Ai truffati è stato promesso un investimento in oro, estratto da una miniera in Africa in un ex colonia, oggi Guinea Francese, per arrivare a un guadagno mensile del 4 per cento e con la restituzione dell'intera somma spesa per l'acquisto del metallo prezioso. Nei guai sono finiti Tiziano Dotto, 61 anni, residente a Camposampiero, Enzo Dalle Fratte, anche lui 61enne e residente a Camposampiero, Stefano Dotto, 56 anni, residente a Treviso, Federico Zanin, 60 anni residente a Treviso, Paola Dotto, 56 anni di Zero Branco, e Giuseppe Favaro, 60 anni anche lui di Zero Branco. Sono tutti accusati, seppure a vario titolo e con diversi gradi di responsabilità, di truffa e bancarotta fraudolenta. Il pubblico ministero Gabriella Cama ha chiesto per i sei il rinvio a giudizio. Tra qualche giorno sarà celebrata l'udienza preliminare davanti al Gup di Treviso.
LE STANGATE
La tecnica del raggiro messa in atto dai sei, secondo la pubblica accusa, è sempre stata la stessa dal gennaio del 2012 al gennaio del 2014. In quattro anni, sempre per l'accusa, sono riusciti a truffare quarantacinque persone residenti nei comuni della provincia di Padova come: Camposampiero, Cittadella, Vigonza, Campodarsego, Mestrino e Borgoricco. Quindi a Treviso e nella sua provincia come Cornuda, Zero Branco, Quinto di Treviso, Paese, Ponzano Veneto e Preganziol. Inoltre a Schio in provincia di Vicenza, e a Fossalta di Piave e Scorzè in provincia di Venezia. In concorso tra loro attraverso l'impresa fallita nel luglio del 2016, la cui sigla è EIC, avrebbero proposto un investimento con un contratto di associazione in partecipazione nel programma di trading Au-Metal. Un piano di investimenti finanziari il cui rendimento avrebbe dovuto essere correlato alla compravendita, in Svizzera, di oro estratto da una miniera in Africa nella Guinea Francese. I sei, ancora secondo l'impianto sostenuto dall'accusa, promettevano un rendimento mensile del 4 per cento e annuo del 48%, e la restituzione per intero del capitale senza alcun rischio. I truffati hanno effettuato bonifici per la ditta EIC da un minimo di 10 mila euro a un massimo di 300 mila euro, per un totale di oltre due milioni di euro.
LA BANCAROTTA
Nei guai per il reato di bancarotta fraudolenta, ancora secondo l'accusa, sono finiti Tiziano e Stefano Dotto. Il primo come amministratore unico e legale della EIC e il secondo come socio e amministratore di fatto della stessa ditta, con sede a Treviso in via del Municipio 49, avrebbero dissipato e occultato i beni facenti parte del patrimonio sociale destinandoli a finalità estranee alla procedura di fallimento. In particolare avrebbero incassato la somma di oltre un milione di euro, destinata al pagamento della fatture emesse, per prestazioni inesistenti.
Marco Aldighieri
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