LO STUDIO
TREVISO La Marca è ormai a tutti gli effetti terra di turismo.

Mercoledì 13 Novembre 2019
LO STUDIO
TREVISO La Marca è ormai a tutti gli effetti terra di turismo. Anche a livello economico. L'arrivo di visitatori da altre zone d'Italia o da altri paesi muove un giro d'affari complessivo di 488 milioni di euro annui: i compatrioti valgono 240 milioni, poco di più, 248 milioni, i forestieri da oltreconfine. Questi ultimi spendono, in media, 86 euro a testa al giorno, mentre i primi lasciano sul territorio 104 euro pro capite.
LA FILIERA
A calcolare il valore della filiera turistica locale è uno studio del Ciset, il polo di ricerche in materia dell'università di Venezia. L'analisi è contenuta nel rapporto annuale sul terziario trevigiano. A fronte di una crisi ormai di lunga data, in particolare, del commercio al dettaglio, sono proprio turismo e servizi a trainare la trasformazione del comparto. Non solo in termini numerici, ma anche di evoluzione di modalità imprenditoriali. Alessandro Minello, direttore scientifico di Ebicom Lab, centro studi sul terziario locale, individua quattro macrotendenze - grandi sfide con cui le imprese dovranno confrontarsi: il web, la green economy, il rapporto tra centri storici e periferie e tra città maggiori e piccoli agglomerati, la capacità di trattenere/attrarre giovani con formazione elevata.
I QUATTRO PUNTI
Soprattutto sul primo punto, il commercio provinciale denuncia ancora qualche affanno: nonostante il 2019 registri un aumento del 6% di attività dedite all'e-commerce, secondo una recente rilevazione di Ascom Confcommercio, solo il 15% dei negozi trevigiani può definirsi completamente digitale, ovvero ha creato e utilizza sito internet aziendale, social network, servizi di vendita on line, Crm (programmi informatici per la gestione dei rapporti con i clienti). La quota migliora decisamente (si sfiora il 50%) se si prendono in esame tre parametri su quattro. Una situazione, avvertono i curatori del rapporto, peraltro in linea con il ritardo generale dell'Italia.
«Il gap rimane importante, ma stiamo recuperando terreno e chi ha già integrato le nuove forme di business digitale ne sta raccogliendo i frutti commenta Minello -. Le difficoltà non sono tecnologiche, ma culturali: disponibilità di competenze e, pensiamo ad esempio ad un negozio con titolari magari ormai attempati e uno o due dipendenti, di soggetti che possano occuparsi di questi aspetti». Le ditte del terziario, comunque, rimangono positive: il 42% dichiara un incremento del proprio fatturato nel 2018 e prevede rimarrà stabile anche per l'esercizio in corso. Solo un 13% pronostica una riduzione: l'anno scorso la quota dei pessimisti era superiore di 8 punti. Non solo, le aziende contano di assumere 293 nuovi addetti, in prevalenza nel commercio, otto su dieci con contratti subordinati. I profili più richiesti? Giovani tra i 18 e i 29 anni, con diploma o laurea (indirizzi più richiesti: meccanica e meccatronica, amministrazione, finanza e marketing, enogastronomia e ospitalità alberghiera), possibilmente con già qualche esperienza nel campo. (zan)
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