Lo Sceriffo favorevole con riserva «Sì alla naja ma come l'ho fatta io»

Lunedì 20 Agosto 2018
Lo Sceriffo favorevole con riserva «Sì alla naja ma come l'ho fatta io»
L'OPINIONE
TREVISO Fosse stato per lui, la naja non avrebbe mai dovuto essere abolita.
L'ex sindaco alpino Giancarlo Gentilini tuona da sempre contro la fine del servizio di leva e ha ricordato in molteplici occasioni di considerare come un periodo fondamentale della sua vita quello trascorso con la divisa e il cappello con penna al 6° reggimento artiglieria da montagna a Belluno, ribadendo come anche le giovani generazioni anzi, oggi ancor più di allora potrebbero trarre beneficio da un'esperienza di quel tipo.
IL DIBATTITO
Ora che, anche a livello politico nazionale, si discute di reintrodurre un servizio militare obbligatorio per i giovani italiani, tuttavia, forse un po' a sorpresa, la proposta rilanciata dal leader leghista e ministro degli Interni, Matteo Salvini, trova freddo lo Sceriffo.
FREDDO
Poco più di una boutade estiva, la bolla addirittura Genty. Il motivo? Semplicemente, secondo il vecio Gentilini, affinché sia davvero formativa si dovrebbe tornare alla leva tradizionale, mentre le attuali formule edulcorate al centro del dibattito non lo convincono affatto. «Sono d'accordo con il ripristino della naja conferma -, ma deve essere come quella che ho fatto io nel 1956. Quando sono andato militare, mi hanno dato un mulo e per 22 mesi ho fatto il conducente. E poi ogni caserma deve essere autonoma: devono essere i soldati a pensare a tutti i servizi. Altrimenti, se facciamo la naja con l'assistenza delle cooperative, è meglio non fare niente. O si è soldati o si è riveriti e serviti. Un soldato deve essere autonomo e non aver bisogno di nessuno».
Sull'utilità anche per i ragazzi odierni, l'ex sindaco di Treviso ha pochi dubbi. Ma sulle ipotesi di far di nuovo rivestire il grigioverde ai giovani il vecio alpino è meno che mai incline a compromessi.
CRITICO
«Ci vuole la vera naja, non la leva come si fa adesso. I soldati, oggi, non raccolgono neppure le foglie. Il mio comandante al 6° artiglieria da montagna non voleva vedere neppure una foglia per terra. E allora noi con i bastoni con un chiodo sulla punta aspettavamo che si staccassero dal ramo per raccoglierle appena cadute».
D'altronde, lo stesso Gentilini, non si nasconde le difficoltà di rimettere in piedi un tale sistema. In primo luogo, dal punto di vista pratico- logistico. «La struttura dell'esercito basato sulla leva è stata distrutta: i mezzi non ci sono più, le caserme sono state riempite di immigrati». E allora? Piuttosto di soluzioni rabberciate, meglio non se ne faccia nulla. «Questa proposta mi pare una boutade. Restiamo con i piedi per terra, non facciamo sogni di gloria».
Così, rivolgendosi direttamente al titolare del Viminale, ribadisce: «Salvini, non so se hai fatto la naja (a quanto da lui stesso dichiarato, sì, in fanteria, ndr). Io ho fatto 22 mesi e non ho avuto bisogno di nessuno: per quattro mesi ho lavato i cessi del reggimento: cessi, cessi e cessi. Questa è la naja. E allora anche certe schiene storte si raddrizzano».
M.Z.
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