LO SCENARIO
TREVISO Domenica sarà il grande giorno di Matteo Salvini a Treviso.

Martedì 19 Marzo 2019
LO SCENARIO
TREVISO Domenica sarà il grande giorno di Matteo Salvini a Treviso. Il ministro dell'Interno e, in questo caso, segretario federale della Lega, chiuderà - assieme al governatore Luca Zaia - la festa programmata al prato della Fiera. Una tre giorni, da venerdì a domenica, dedicata all'orgoglio del Carroccio e ai grandi temi di questi giorni: l'autonomia, gli amministratori e le relative elezioni, il punto su governo e prossime europee. A Treviso arriveranno un po' tutti: parlamentari, big del partito, ministri. Grande protagonista anche Zaia, che giocherà in casa e spingerà ancora una volta sull'Autonomia, un po' il filo rosso che unirà le tre serate. Si prevede il tutto esaurito, 500-600 persone a sera e un grande dispiegamento di forze dell'ordine. Un quadro perfetto per capire lo stato di salute della Lega trevigiana alla vigilia di un doppio appuntamento elettorale distribuito tra europee ed amministrative.
FREDDEZZA
La situazione, almeno superficialmente, pare delle migliori. Ma, appunto, è solo apparenza. Il vento in poppa del centrodestra gonfia le vele della speranza e alimenta le aspettative: l'obiettivo sul territorio è confermare tutti i sindaci uscenti e conquistare quei comuni, come Vittorio Veneto e Mogliano, ritenuti simbolo ma lasciati al centrosinistra. In Europa invece il sogno è mandare un parlamentare trevigiano, se non due. Ma il Carroccio che troverà Salvini è attraversato da tensioni sotterranee e da un grande duello non dichiarato tra Gianantonio Da Re, attuale segretario regionale, e l'ex segretario provinciale e ora parlamentare Dimitri Coin. Tra i due è calato il gelo per motivi più personali che politici. Ma tanta freddezza condiziona non poco la base e deteriora anche il rapporto con i parlamentari trevigiani, ormai distanti da entrambi.
I CONTENDENTI
Detto che la capacità della Lega resta quella di mascherare le divisioni interne per concentrarsi sugli obiettivi da raggiungere, le posizioni tra i due big sono sempre più distanti. Da Re, ancora in bilico tra la riconferma al vertice del partito come commissario (cosa che, eventualmente, avverrà dopo le elezioni) e la candidatura alle Europee che non lo scalda più di tanto, mantiene uno zoccolo duro di fedelissimi che lo vedrebbero bene ancora alla guida del Carroccio. Coin pare avere idee diverse - qualcuno addirittura lo indica come possibile commissario regionale al posto proprio di Da Re - e pure lui si sta costruendo una base di fedelissimi. Impresa più difficile rispetto a quando era segretario: la maggioranza che lo sosteneva si è sfaldata. Alla ricerca di nuove alleanze si è avvicinato, almeno in città, al gruppo dei gentiliniani, solo un anno fa acerrimi rivali prima del grande patto che mise tutti d'accordo per sostenere la candidatura di Mario Conte. Da quel giorno, dopo essersi ignorati per un lungo periodo, il dialogo è ripreso tra lo stupore generale. Gentiliniani però non vuol dire Giancarlo Gentilini, con cui la distanza rimane ancora inalterata.
LE SERATE
La divisione in corso non sfugge agli osservatori più attenti. Basta guardare la suddivisione tra i vari big alle presentazioni dei candidati sindaci: De Re e Coin si sono incrociati raramente. E così i loro fedelissimi. L'ultimo esempio venerdì scorso. Due foto, che hanno fatto il giro dei profili social leghisti, mostrano a Paese Da Re, Conte, Caner e l'europarlamentare Mara Bizzotto; a Zero Branco invece Coin assieme al senatore Massimo Candura (che poi un passaggio a Paese lo ha fatto), il presidente della Provincia Stefano Marcon, il consigliere regionale Gerolimetto e il collega Riccardo Barbisan, che però è trasversale ai due schieramenti.
IL PACIERE
In questo quadro si posiziona il sindaco di Treviso Mario Conte che tenta di fare da mediatore: la sua vicinanza a Salvini, il ruolo di responsabile degli enti locali della Lega e il filo diretto con il governatore Luca Zaia, gli conferiscono un peso specifico non indifferente. Il suo tentativo è di tenere tutti uniti, evitare fratture che potrebbero minare anche il suo gruppo consiliare. Ma la sfida è complicata.
Paolo Calia
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