LA STORIA
VALDOBBIADENE Non c'è solo chi arriva da lontano, ma anche chi

Giovedì 3 Dicembre 2020
LA STORIA
VALDOBBIADENE Non c'è solo chi arriva da lontano, ma anche chi ha scelto di vivere nello stesso stabile che ospita il reparto Covid per scongiurare il rischio di portare il virus a casa. Una parte del personale che opera nell'ex ospedale Guicciardini di Valdobbiadene ha sostanzialmente dato vita a una bolla contro il coronavirus. Ad oggi sono in quattro, tra infermieri e operatori, quelli che abitano negli alloggi ricavati due piani più sotto rispetto al reparto Covid. Tra questi anche un trevigiano che ha deciso di vivere lì, fino a quando non sarà terminata l'emergenza, in modo da azzerare il rischio di infettare i propri nonni tornando ogni volta a casa. C'è poi chi è arrivato nella Marca dalla provincia di Benevento. E c'è Fabio Deplano, operatore sociosanitario 36enne di Treviso, che si ferma nella struttura quando deve coprire il turno della mattina e quando stacca da quello della notte. «Sarebbe complicato spostarsi ogni volta tra Treviso e Valdobbiadene, soprattutto di notte. Così ho deciso di far base qui spiega le vecchie stanze di degenza sono state trasformate in alloggi. E nello stesso piano c'è lo spogliatoio, in modo da poter entrare in sicurezza nel reparto Covid».
L'ESPERIENZA
Il 36enne è ormai un veterano dell'emergenza coronavirus. Nella scorsa primavera, durante la prima ondata, aveva prestato servizio nel settore Covid isolato della casa di riposo Oic di Vedelago. Poi ha lavorato nelle ambulanze. Proprio in questo periodo è stato a sua volta contagiato. Messosi alle spalle l'infezione, con la conferma del tampone negativo, adesso opera nel reparto Covid aperto nell'ex Guicciardini per alleggerire la pressione sugli ospedali trevigiani, che ad oggi contano ancora il ricovero di 513 persone positive, comprese 38 nelle terapie intensive. Sono stati una decina i pazienti trasferiti a Valdobbiadene nel giro di una settimana. La maggior parte dalla geriatria di Montebelluna. Ma non solo. Alcuni sono arrivati anche da Treviso. «Alla fine di questa settimana saliremo a 16 ricoveri spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl della Marca oggi a Valdobbiadene sono in servizio 5 infermieri e 5 operatori. Sempre entro questa settimana ne arriveranno altri 5 e 5. A quel punto l'ospedale di comunità sarà a regime e potrà ospitare fino a 30 pazienti, se dovesse essere necessario».
LE STRUTTURE
L'ex Guicciardini potrebbe non essere l'ultima struttura esterna dedicata al coronavirus. Tra i progetti sul tavolo dell'azienda sanitaria c'è anche quello di allestire un reparto Covid isolato con 30 posti letto nel contesto della casa di riposo Tomitano Boccassin di Motta di Livenza, che negli ultimi giorni ha dovuto affrontare un focolaio con il contagio di 36 anziani. La struttura a servizio degli ospedali non è ancora stata aperta a causa della mancanza di personale. Entro gennaio, però, dovrebbero arrivare altri infermieri e operatori. E così si potrà procedere. Il reparto andrebbe ad aggiungersi a quello già aperto, attraverso un accordo tra l'Usl e la coop Csa di Mantova, nel contesto della casa di riposo Sant'Antonio di Conegliano.
LA RICERCA
«I ricoveri di pazienti Covid sono in costante aumento. Gli ospedali stanno arrivando alla saturazione dei posti letto previsti nel piano di emergenza sanitaria ha messo nero su bianco l'Usl la situazione impone con urgenza la necessità di trovare nuovi ambiti con buona capacità assistenziale in cui trasferire i pazienti positivi ma stabilizzati». È questa la base che ha portato all'apertura del reparto nella Sant'Antonio di Conegliano. Poi è stata la volta dell'ex Guicciardini di Valdobbiadene. E adesso, se ci saranno le necessarie assunzioni, si attende la creazione di un settore isolato anche nella Tomitano Boccassin di Motta.
M.Fav.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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