LA STORIA
TREVISO «Quando Hafsa è entrata in casa nostra ci siamo

Martedì 12 Novembre 2019
LA STORIA TREVISO «Quando Hafsa è entrata in casa nostra ci siamo
LA STORIA
TREVISO «Quando Hafsa è entrata in casa nostra ci siamo guardate. Lei mi ha stretto alla maniera somala, chinandosi e mettendomi la testa sul cuore. Lì ho capito che accogliere non è un atto di generosità verso gli altri, ma prima di tutto verso se stessi». Camilla Rutelli oggi parla di Hafsa Yoonis, 19 anni, come di una figlia acquisita. La ragazza, arrivata su un barcone dalla Somalia, dopo un lungo viaggio attraverso il Sudan, lo Yemen e la Libia, è la prima rifugiata ospite di una famiglia trevigiana. A casa di Camilla è arrivata 6 mesi fa all'interno del progetto Refugees Welcome Italia. Oggi ha imparato l'italiano e sta frequentando la terza media. «Se oggi Hafsa è con noi, è grazie ai miei figli. Gli adolescenti di oggi soffrono nel vederci così indifferenti. Dobbiamo ascoltarli di più».
IN FAMIGLIA
Camilla ha 46 anni ed è una mamma normale, che corre, si divide tra tre figli e il lavoro a scuola come maestra elementare. «Siamo una famiglia italiana tipica: sempre in ritardo, anche un po' rumorosi, simpaticamente incasinati. Ma siamo umani. Io credo che alla fine nessuno ci chiederà quante volte siamo stati a messa, ma cosa abbiamo fatto per gli altri». Se non fosse stato per suo figlio Vincenzo, però Hafta, una migrante non accompagnata neomaggiorenne, non avrebbe mai varcato la soglia di casa. «Un giorno Vincenzo, il mio primogenito, è tornato a casa molto serio. Avevano incontrato dei migranti a scuola, che hanno raccontato il loro viaggio disperato. E lui, che è un adolescente ribelle e non certo uno stinco di santo, mi ha detto: mamma non possiamo stare a guardare. Questi ragazzi vivono un nuovo Olocausto». Camilla è impressionata dalle parole del ragazzo, e decide di parlare con suo marito Paolo. Insieme si mettono in rete per cercare quali siano le possibilità: su google trovano Refuges Welcome Italia (www.refugees-welcome.it), un'associazione che promuove un modello di accoglienza in famiglia per i rifugiati neomaggiorenni.
LA DECISIONE
«Abbiamo iniziato ad approfondire il tema scoprendo come l'associazione segua le famiglie passo passo, le indirizzi secondo la tipologia di persone che desiderano accogliere, anche per il tempo in cui sono disposta a farlo. C'è chi inizia come famiglia ponte per pochi mesi, anche se in genere l'ospitalià va dai 6 mesi all'anno».
Camilla aveva chiesto di poter prendere in casa una ragazzina, in modo da dividere la stanza con la sua secondogenita Miriam Agnese. «La procedura è durata quasi un anno, l'associazione agisce con scrupolo e cautela. Poi finalmente ci hanno comunicato la loro scelta». La famiglia Cremona conosce così Hafsa, una ragazzina scappata dalla Somalia a 15 anni grazie all'aiuto della zia. «Ha compiuto un viaggio lunghissimo: prima via terra attraverso il Sudan e lo Yemen fino alla Libia. Qui è rimasta ferma in un campo per internati dove ha visto di tutto e primo di poter partire per Lampedusa. Con lei altre due ragazze: una è oggi a Padova l'altra a Berlino. Loro sono come sorelle per lei». Hafsa aveva frequentato solo quattro anni in una scuola coranica. «L'abbiamo spronata da subito a riprendere gli studi. Grazie al centro di formazione permanente Manzi e ai docenti eccezionali che vi lavorano, Hafta riuscirà forse entro il prossimo anno a conseguire la terza media».
IL FUTURO
Con Camilla parlano molto di ruolo della donna e di futuro. «Viene da una società in cui le ragazze si sposano a 15 anni e a 50 sono finite. Ha vissuto in un contesto in cui la donna è a totale servizio dell'uomo. Lei vuole una vita diversa, noi la sproniamo a studiare. Perchè è l'unico modo per affrancarsi. Ama i bambini: vorrebbe lavorare in un asilo nido. A me oggi basta che lei inizi a fare dei progetti per il suo futuro».
Piano piano, nella quotidianità, le barriere si infrangono: ecco che da cuginetta in vacanza Hafsa è diventata una di loro a tutti gli effetti. Rigore compreso. «Deve riuscire a limitarsi un po' con il telefonino!». La cosa bella della sua presenza in casa è che anche gli stessi membri della famiglia si sono riscoperti tra di loro. «La vera sorpresa è stata mio marito- spiega Camilla- un uomo di poche parole, che a volte io da romana verace giudico freddino, con Hafsa è di una disponibilità commovente. Si ricorda ogni cosa, fa la spesa comprandole solo ciò che può mangiare, è davvero tenero».
Quest'estate Hafsa ha deciso di seguire la famiglia Cremona in Toscana. «E' stata la prima vacanza della sua vita. Siamo state a Montepulciano, nei borghi medievali. Ma soprattutto, l'abbiamo convinta a fare il bagno. Abbiamo acquistato il burkini. E, dopo molte resistenze, si è immersa». Una vittoria immensa vedere questa giovane donna, che ha attraversato il Mediterraneo dopo un viaggio durissimo guardare le onde con leggerezza, pensare che il mare non è solo un abisso nero che può anche inghiottirti, ma un luogo dove stare finalmente bene, liberi da violenze e schiavitù.
Elena Filini
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