LA REAZIONE
CAERANO «Il sindaco ci ha detto che se non ce ne andavamo via

Mercoledì 14 Agosto 2019
LA REAZIONE CAERANO «Il sindaco ci ha detto che se non ce ne andavamo via
LA REAZIONE
CAERANO «Il sindaco ci ha detto che se non ce ne andavamo via chiamava le ruspe e che ci bruciava con una tanica di benzina». La famiglia Kari passa al contrattacco ed è pronta a una contro denuncia nei confronti del sindaco di Caerano Gianni Precoma, picchiato a sangue sabato sera dopo aver tentato di allontanare il gruppo di nomadi dall'area artigianale di via Delle Industrie. «È lui che ci ha aggrediti per primo» afferma Giuseppe Kari, 50 anni, denunciato assieme ai figli Brandon, 22 anni, ed Elvis, di 26, per lesioni personali aggravate, danneggiamento e minacce aggravate. Da domenica mattina il loro camper si trova nel parcheggio accanto alla stazione dei carabinieri di Montebelluna, dove anche ieri il primo cittadino è tornato per formalizzare la denuncia nei loro confronti.
VERSIONI DIVERSE
Il capofamiglia, Giuseppe, ammette che sabato sera sia lui che i suoi figli avevano alzato il gomito, ma sostiene di essersi soltanto difeso. «Il sindaco voleva che ce ne andassimo, ma in quelle condizioni non potevamo certo metterci al volante. Allora mi ha tirato un calcio sulla gamba, e solo a quel punto ho reagito colpendolo con un pugno. Per questo è intervenuto anche Brandon, che è stato spinto e ha quindi assestato una ginocchiata e un ceffone a Precoma, che è caduto a terra». La versione si discosta e non di poco da quella del primo cittadino, che ha denunciato di esser stato trattenuto dai due ragazzi e picchiato con violenza, tanto da riportare due costole rotte e ferite varie per una prognosi di trenta giorni. «Ridicole fantasie - controbatte il sindaco - mi sono rivolto a loro con toni pacati». «Ma non è andata così - afferma Elvis Kari, che sostiene di aver avuto tutt'altro ruolo nella vicenda -: è vero che mio padre e mio fratello si sono azzuffati con il sindaco, ma io ho cercato invece di mettermi in mezzo, e l'ho persino difeso. Nella zona industriale ci sono delle telecamere private: basta che le forze dell'ordine controllino e potranno verificare che sto dicendo la verità».
SCUSE A META'
Giuseppe Kari ammette che sabato sera sia stato superato il limite, ed è pronto a chiedere scusa al sindaco. Ma a un patto: «Vogliamo che lui, a sua volta, si scusi con noi. E siamo disposti anche a incontrarlo, in maniera pacifica, per chiarire tutto. Noi viviamo qui da sempre, ci spostiamo tra Montebelluna, Maser e Caerano San Marco senza dare fastidio a nessuno. Il fatto è che c'è sempre più intolleranza, e il sindaco l'altra sera ha esagerato. Noi eravamo ubriachi, questo è vero, ma è stato lui a mostrarsi aggressivo e intransigente». Kari ricorda che circa 10 anni fa, nel 2008, fu vittima di un atto intimidatorio sul quale non venne fatta mai piena luce. Così sostiene. «Avevano dato fuoco al mio camper nel cuore della notte, ma non venne mai scoperto chi fosse stato ad appiccare le fiamme». Ora l'intera famiglia, considerato quanto successo, dopo la denuncia penale, rischia di vedersi recapitare anche un provvedimento amministrativo: potrebbe ricevere un divieto di dimora nel comune di Caerano. «Non sappiamo cosa succederà - conclude Kari -, ma non siamo disposti ad accettare tutte queste accuse senza difenderci. E appena rientrerà in città il nostro avvocato, ci presenteremo in caserma per presentare una contro denuncia». E il fucile con il quale avreste minacciato il sindaco? «Non ho mai detto di avere un fucile, e non è vero che il primo cittadino è dovuto scappare. Tant'è che gli abbiamo dato anche un bicchiere d'acqua prima che se ne andasse».
A.Belt
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci