LA DENUNCIA
TREVISO Appena i carabinieri si sono presentati a casa di Andrea

Mercoledì 13 Novembre 2019
LA DENUNCIA
TREVISO Appena i carabinieri si sono presentati a casa di Andrea Mattiucci, diciottenne coneglianesi, sorpresa e rabbia si sono mischiati. La sorpresa è stata quella dei genitori Luca e Valentina, persone per bene, lavoratori che mai si sarebbero immaginati di dover vivere un'esperienza del genere. La rabbia è arrivata dopo, quando ad Andrea hanno tentato di far capire con toni piuttosto duri, cosa aveva combinato. Il padre ha anche chiamato in caserma per scusarsi, per spiegare che il figlio ha commesso una grande leggerezza. Oggi il ragazzo e i genitori si presenteranno in caserma, ma la denuncia per diffamazione e minacce incombe minacciosa. L'idea politica di Andrea traspare molto chiaramente dal suo profilo Facebook: « Sono napoletano, comunista e antifascista, quindi alla larga razzist*, capitalist* e fascist*», chiarisce nella sua presentazione. E i suoi post gravitano tutti nell'area della sinistra che guarda ai centri sociali. Niente di particolarmente grave, ma è evidente che Matteo Salvini e la Lega non gli piacciono, che sposa appieno la battaglia per i diritti dei più deboli, dei migranti, per l'ambiente e che vede come fumo negli occhi la destra e soprattutto la destra estrema.
DAL CENTRO SOCIALE
«Non conosciamo l'autore di quelle minacce. Ma certo non possiamo non notare che il piagnisteo oggi arriva proprio da un partito, la Lega, che di fatto ha basato tutta la sua comunicazione attraverso i social network su gruppi di odiatori. Da che pulpito, verrebbe da dire. È il loro modo di fare politica che genera mostri». Nicola Vendraminetto, una delle anime del centro sociale Django di Treviso, è molto netto. «La Lega in questo periodo sta cercando di rivoltare la frittata dopo la figuraccia che ha fatto sul caso di Liliana Segre. Stanno cercando una via d'uscita dicendo che anche loro vengono minacciati incalza sembra incredibile che possano provare a equipararsi alla Segre. Non sta né in cielo né in terra. Non è possibile equiparare le minacce che possono arrivare a chi semina odio e va a braccetto con i fascisti rispetto a quelle che colpiscono una donna sopravvissuta ai campi di sterminio».
L'AFFONDO
Vendraminetto non usa giri di parole. Dopotutto già il nome del centro sociale, Django, era stato scelto per rifarsi a chi idealmente spara contro i razzisti: «I leghisti ora tentano di passare per quelli che vengono aggrediti, ma in realtà sono proprio loro i primi artefici di questo clima continua fa parte di una strategia. Che però è ridicola. Le persone che sono morte nel Mediterraneo a causa del loro decreto Sicurezza sono molto più concreti di qualche minaccia su internet». Da Django ricordano anche che alla fine del 2016 c'era stato un contatto ravvicinato via web tra Matteo Salvini e Gaia Righetto, rappresentante del centro sociale. In seguito al raid degli attivisti contro la sede del Carroccio di Quinto a colpi di fumogeni e spray, dopo le polemiche sulla distribuzione dei richiedenti asilo, il leader della Lega aveva postato sulla propria pagina Facebook l'intervista in cui la Righetto rivendicava l'azione nel comune alle porte di Treviso. E una parte dei suoi sostenitori l'ha ricoperta di insulti pesantissimi per diverse settimane. «Le sono state augurate le peggiori cose. È troppo facile adesso dire che anche loro subiscono delle minacce».
Mauro Favaro
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