L'INTERVISTA
TREVISO «Il reparto è stato messo in sicurezza e continua

Giovedì 27 Febbraio 2020
L'INTERVISTA TREVISO «Il reparto è stato messo in sicurezza e continua
L'INTERVISTA
TREVISO «Il reparto è stato messo in sicurezza e continua a funzionare. Solo che si lavora senza accogliere nuovi pazienti e senza effettuare dimissioni. Andremo avanti così fino a quando non ci saranno risposte definitive per tutte le persone entrate in contatto con la signora che per prima è risultata positiva al test per il nuovo coronavirus». A parlare è Massimo Calabrò, primario dell'unità di Geriatria dell'ospedale di Treviso, che conta 12 medici in servizio, 40 infermieri e una quarantina di operatori socio sanitari. In questo momento si ritrova a dirigere un reparto chiuso e isolato. Gli 88 pazienti ricoverati non possono uscire. Così come non possono ricevere le visite dei familiari. Solo il personale autorizzato può entrare. Non si poteva fare diversamente dopo aver scoperto che la 76enne di Paese ricoverata lì per quasi tre settimane era positiva al nuovo coronavirus.
Dottor Calabrò, c'è qualche ipotesi su come il virus sia riuscito a entrare in un reparto ospedaliero?
«Stiamo facendo tutti gli accertamenti del caso. Al momento, però, non è ancora possibile individuare la persona che l'ha portato qui. Ad oggi sarebbero solo esercizi di fantasia. Si vedrà in base a quanto emergerà dai controlli in corso».
C'è una domanda che si stanno ponendo tutti: come mai ci si è accorti solo dopo quasi tre settimane di ricovero che la 76enne era stata colpita dal coronavirus?
«Escludiamo fin da questo momento un'errata gestione della paziente. Con il senno di poi sono capaci tutti. Ma quando è entrata in reparto la sua cartella clinica parlava chiaro, indirizzando verso determinate patologie, senza contare i problemi pregressi. Poi la situazione è precipitata».
Adesso siete chiusi in reparto giorno e notte?
«No, il personale risultato positivo al coronavirus è stato messo in isolamento domiciliare per 14 giorni. Sono in quarantena. Nessuno presenta sintomi. Solo un medico è stato ricoverato in osservazione nell'unità di Malattie infettive di Padova. E le persone con esito del test negativo sono tornate a casa senza problemi».
C'è in qualche modo il rischio che i contagi dal reparto di Geriatria possano estendersi a tutto il Ca' Foncello?
«No. Ci siamo subito messi a lavorare per evitare questo scenario. L'unità di Geriatria è la più esposta rispetto a problemi che colpiscono in particolare gli anziani. Partendo da questo, ci stiamo impegnando al massimo per escludere un coinvolgimento dell'intero ospedale. E al momento non c'è proprio alcun segnale in questo senso».
Le famiglie dei pazienti come hanno reagito all'isolamento del reparto?
«C'è la consapevolezza che era necessario mettere la situazione in sicurezza. Ci dispiace non poter dimettere pazienti che avrebbero potuto tornare a casa. Però sarebbe stato impensabile procedere senza aver prima fatto tutte le verifiche possibili».
L'Usl si sta organizzando per aprire al Ca' Foncello un reparto temporaneo
«Si, è partita la riorganizzazione del sistema. Servirà fino a quando non terminerà l'isolamento della Geriatria. Puntiamo a fare in modo che sia il prima possibile».
M. F.
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