L'INTERVISTA
TREVISO «I casi di positività al coronavirus sono calati.

Domenica 24 Gennaio 2021
L'INTERVISTA TREVISO «I casi di positività al coronavirus sono calati.
L'INTERVISTA
TREVISO «I casi di positività al coronavirus sono calati. E la gente è più stanca. Chi non ha sintomi oggi fatica a dare tutte le informazioni necessarie per ricostruire i contatti. Si tende a pensare che se si sta bene non ci sono problemi. Ma anche un asintomatico può avere delle conseguenze ed essere contagioso. Le cose cambiano in presenza di sintomi: c'è più preoccupazione e quindi più partecipazione. Anche all'interno delle famiglie è calata l'attenzione rispetto alla positività di uno dei componenti. A volte si crede sia meglio che si contagi tutta la famiglia, in modo da affrontare un isolamento magari più lungo ma definitivo. Si sottovaluta un po' il rischio senza pensare che ogni persona reagisce in modo diverso». Il quadro della situazione è fatto da Francesca Allegri, 54 anni, assistente sanitaria del dipartimento di Prevenzione dell'Usl della Marca, in servizio da oltre sei mesi nella task force allestita per tracciare i contatti delle persone contagiate dal coronavirus.
Cominciamo dall'inizio: da dove parte il contact tracing?
«Dall'elenco dei nuovi positivi. Ogni giorno viene scaricato dal database regionale. I casi vengono poi suddivisi. Ognuno di noi ha il compito di contattare una serie di persone contagiate per capire chi ha incontrato, come, dove, in che circostanze. Tra scuola, lavoro, attività sportive, amici e così via i contatti sono consistenti. L'aspetto più delicato del lavoro è riuscire a conquistarsi la fiducia per avere più informazioni possibile».
Quanti casi ci sono a livello medio per ogni operatore?
«Nel boom di dicembre erano una ventina la giorno. Cioè venti persone delle quali bisognava ricostruire i contatti. Un numero esagerato dovuto alla complessità del periodo. In zona gialla non c'erano particolari limitazioni. Adesso i numeri sono fortunatamente calati. Ma non possiamo abbassare la guardia.
Anche la collaborazione delle persone è calata.
«In una certa misura, sì. Possono incidere eventuali difficoltà lavorative. Insomma, la situazione è complessa. Il tracciamento, comunque, è garantito in modo completo».
Trovate difficoltà nelle relazioni con le aziende dove emergono casi di positività?
«No, qui c'è molta collaborazione. Le aziende ci aiutano mandandoci gli elenchi dei possibili contatti avuti nell'ultimo periodo dalla persona interessata. C'è la volontà di continuare a lavorare in sicurezza».
Quando non riuscite a reperire qualcuno, cosa succede?
«Abbiamo un filo diretto con gli uffici Anagrafe dei Comuni. I problemi in questo senso sono sporadici».
Le è capitato di dover ricostruire contatti di casi positivi in contesti delicati?
«I contagi ai funerali. Sono situazioni nelle quali si è emotivamente portati ad abbassare un po' la guardia. Si è portati a dare un abbraccio in più e a essere più vicini per esprimere solidarietà. Spesso, poi, l'età di chi partecipa alle cerimonie è avanzata. Non ci sono numeri enormi. Ma il rischio appare più elevato».
Prima i contatti venivano immediatamente inviati a fare il tampone. Adesso scatta subito l'isolamento e il tampone viene eseguito al decimo giorno.
«I tamponi ai contatti oggi vengono eseguiti subito su persone che lavorano in ambiti particolari, a cominciare da quello sanitario. O se ci sono sintomi, cosa che aumenta la possibilità di una positività. A volte si fanno anche ai bambini. Ma su questo fronte ora il problema si è ridimensionato».
E ora si attendono i vaccini.
Anche noi attendiamo con ansia che venga riprogrammato il Vaccination day che era stato previsto per ieri. Siamo ansiosi di vaccinarci contro il Covid: è l'unica via per uscire dall'emergenza.
M. F.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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