L'INTERVISTA
TREVISO «Ci accusano di aver dilapidato il patrimonio? Sciocchezze.

Giovedì 6 Dicembre 2018
L'INTERVISTA
TREVISO «Ci accusano di aver dilapidato il patrimonio? Sciocchezze. È stato restituito alla città sotto forma di due università, un teatro, un quartiere interamente riqualificato. Senza contare il patrimonio immateriale dato dalla cultura, dalle migliaia di laureati». Ferruccio Bresolin, docente universitario di Economia a Ca' Foscari, è forse stato il consigliere che più ha collaborato con Dino De Poli. Lo ha affiancato fin dai primi passi della Fondazione Cassamarca. Ha vissuto i periodi felici e quelli difficili. Senza mai far mancare il suo appoggio, senza mai tradire quel ruolo di tecnico e consigliere che tanto è servito nel corso degli anni. E adesso che anche la sua corsa è terminata si guarda indietro e difende il lavoro fatto.
Bresolin, il giudizio sull'operato di De Poli deve essere positivo?
«Assolutamente sì. Ha fatto tanto. La storia di Fondazione si divide in due fasi. La prima è quella rappresentata da Unicredit e dai sui dividendi, dove i progetti e le cose realizzate hanno cambiato il volto della città. E poi la crisi».
Partiamo dall'accusa di aver dilapidato il patrimonio.
«Ripeto: una sciocchezza. Il patrimonio dei trevigiani è tornato alla città sotto forma di teatri, università, riqualificazioni, cultura».
Altra accusa: il legame troppo stretto con Unicredit.
«Non è così. Se avessimo mantenuto il nostro patrimonio solo sotto forma di titoli di Unicredit, ne avremmo perso il 95%. Quello sì sarebbe stato un disastro. Invece abbiamo ridotto la nostra partecipazione in Unicredit da 2% allo 0,2. Abbiamo investito in immobili che, è vero, si sono svalutati del 30-40% ma sempre meglio che il 95%».
Continuiamo: Fondazione si è trasformata in un'agenzia immobiliare.
«Se è per questo abbiamo anche fatto i promotori finanziari. Ma è stato un delitto fare reddito con la finanza? Abbiamo diversificato».
Vendere quegli immobili adesso non è facile.
«Però Ca' Tron è stata un grande affare: una tenuta venduta al doppio di quanto l'acquistammo. Per gli immobili il mercato è difficile, poi qui tutti sanno della nostra esigenza di vendere e quindi le valutazioni scendono. Per questo ci siamo rivolti ad acquirenti stranieri, con trattative ovviamente più complicate».
L'ex sindaco Manildo una volta ha detto: Avrei preferito una Fondazione immobile a una Fondazione immobiliarista.
«Rimanere immobili avrebbe significato essere spazzati via».
L'errore forse è stato costruire l'Appiani.
«Chiariamo: l'Appiani sarà anche discutibile, ma è stata una scelta condivisa. L'alternativa posta al Comune era fare un centro direzionale dentro le Mura oppure fuori. E tutte le scelte sono state concordate».
Forse la politica non ha fatto adeguatamente il suo dovere.
«Ma la politica era il Comune, il nostro interlocutore. Alla guida della giunta c'era Gentilini. E nessuno chiese nemmeno uno studio di fattibilità».
Sempre in quegli anni sbocciò l'idea dell'Università.
«Altra grande visione di De Poli. In consiglio c'eravamo io indicato allora da Ca' Foscari e Leopoldo Mazzarolli per l'università di Padova. Io proposi di portare a Treviso Economia e Mazzarolli Giurisprudenza. E così avvenne».
De Poli viene sempre dipinto come un presidente dispotico.
«È stato invece un grande programmatore, un uomo di grande spessore culturale. Un leader che guardava al domani. Un uomo politico che spingeva, trascinava. I politici di oggi, per la maggior parte, si fanno invece spingere».
Adesso che la sua avventura alla guida di Fondazione è finita, al netto di chi per anni ha contrastato la politica di De Poli, piovono le critiche.
«Chi ricopre un ruolo del genere per oltre 20 anni è inevitabile che si attiri addosso anche giudizi negativi. Ma le critiche a consuntivo, quelle fatte alla fine, tutti sono capaci di farle. Sarebbe stato meglio sentirle all'epoca, cammin facendo. Se qualcuno avesse voluto contestare veramente De Poli, aprire un dibattito, la discussione ci sarebbe stata: lui non si sarebbe sottratto. Ma ben pochi, pochissimi, amministratori lo hanno fatto».
P. Cal.
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