Covid e chiusure. I piccoli commercianti contro i grandi centri commerciali: «Caro Zaia, pensaci tu»

Venerdì 30 Ottobre 2020 di Claudia Borsoi
Covid e chiusure. I piccoli commercianti contro i grandi centri commerciali: «Caro Zaia, pensaci tu»
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VITTORIO VENETO «Caro Zaia, pensaci tu: è nelle tue mani la patata bollente». La questione che scotta, e che non trova concordi i piccoli commerciati e i pubblici esercenti del mandamento vittoriese, è l'apertura senza alcuna limitazione dei centri commerciali, in particolare nei fine settimana. Nel weekend infatti, come è noto, i grandi poli con decine di negozi calamitano molte persone, mentre i pubblici esercizi alle 18 devono chiudere, come stabilito dall'inizio della settimana tramite il più recente provvedimento adottato dal Governo. Una discrepanza che sta suscitando non poche e aspre polemiche. «Sembra che il virus entri nei bar, nei ristoranti, nelle palestre, nei cinema dalle 18 in poi, mentre nei centri commerciali, nonostante le migliaia di persone che li frequentano, no. Una bella fortuna no?» afferma tra l'ironico e il contrariato Michele Paludetti, presidente di Ascom Vittorio Veneto.


DISUGUAGLIANZE
Da quando, domenica, è entrato in vigore il nuovo Dpcm, Paludetti è stato bersagliato di telefonate dagli associati, in particolare dai titolari di bar, pizzerie, ristoranti e osterie che non si capacitano di un simile provvedimento che li va inevitabilmente a penalizzare.

Sebbene infatti ci sia la possibilità di effettuare il servizio per asporto e di consegna a domicilio, almeno un 50% del loro giro d'affari viene di fatto abbattuto. Già prima del coronavirus il rapporto tra Ascom e i centri commerciali non era idilliaco, ora piccoli commercianti e pubblici esercenti si sentono ulteriormente svantaggiati e traditi. Anche perché la chiusura alle 18 di bar e ristoranti sta avendo ripercussioni anche sulle altre attività commerciali, che con i locali ristorativi sono legati a doppio filo dai consumatori. Da qui la proposta del presidente Paludetti a tutti i negozianti vittoriesi: «Perché non cambiare il nostro orario di apertura?». Se dopo le 18 in questi giorni i clienti si contano sulle dita di una mano, ecco la proposta di chiudere anche i negozi alle 18, anticipando dall'altro l'orario di apertura pomeridiano o facendo un orario continuato.

Dl Ristori, tutti gli aiuti: per hotel, bar e taxi l'indennizzo del Governo non vale 15 giorni di incassi

Il governo ha promesso di sostenere subito le aziende danneggiate dalle nuove restrizioni anti-contagio.Ma gli aiuti messi in campo per ora, saranno in grado nella maggior parte dei casi di compensare solo limitatamente le perdite subite. Per molte categorie i rimborsi previsti dal decreto Ristori appena varato dall'esecutivo valgono infatti solo pochi giorni di incassi.


LE REAZIONI
Qualcuno alla lettera inviata da Ascom ieri ha già espresso i primi giudizi, ritenendo la proposta fattibile. «La chiusura alle 18 è una vera sciagura per i pubblici esercizi perché l'incasso dell'aperitivo della sera e della cena sono centrali per i bilanci di queste attività: toglierli può rappresentare per loro un colpo mortale sottolinea Paludetti. Tanto peggio per chi ha investito per organizzare il distanziamento all'interno dei locali e ora, con un numero inferiore di coperti e a distanza di sicurezza, non può nemmeno accogliere i clienti nel momento economicamente più redditizio. Tutto questo sta avendo conseguenze anche sugli esercizi commerciali: se la gente alle 18 va a casa perché il bar è chiuso, ovviamente non entra nemmeno nei negozi». Da qui la proposta ai commercianti: «Perché non ripensare il nostro orario di apertura vista la situazione? Potremmo chiudere anche noi alle 18 e anticipare l'apertura pomeridiana o addirittura pensare ad un orario continuato, magari solo qualche giorno alla settimana» scrive Paludetti. I primi commenti alla proposta non si sono fatti attendere: «Chiudere alle 18 potrebbe essere un segnale per tutti, solidarietà con i settori colpiti e un monito alla gente che magari si rende conto dell'importanza di noi piccoli negozi» sostiene una commerciante. «Credo conclude Paludetti che in questo momento storico, al di là della disperazione e delle proteste, dobbiamo cercare di darci da fare per trovare nuove soluzioni transitorie per sopravvivere, anche economicamente».

Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 09:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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