L'ESPERIENZA
TREVISO Per loro correre è riaffermare la propria libertà.

Domenica 25 Agosto 2019
L'ESPERIENZA
TREVISO Per loro correre è riaffermare la propria libertà. Non ci rinuncerebbero per nulla al mondo. Deborah De Nardi ha fondato a Vittorio Veneto Mamme di corsa, con l'obiettivo di far ritrovare alle donne l'amore per il proprio corpo dopo la nascita dei figli. Petra De Zanet a Treviso ha abbracciato lo sport come forma di equilibrio interiore. Per lei la corsa mattutina con il cane è un must irrinunciabile. Storie che attraversano la provincia ma che ben danno rilievo ad un trend intergenerazionale. Le runner per passione aumentano vertiginosamente. E purtroppo anche gli episodi di molestie.
«OTTIMA SCELTA»
«Una pagina per trovare runner con cui correre? Va benissimo - commenta Deborah De Nardi - ma è triste che le donne debbano pensare di difendersi durante l'unica ora per sé nella giornata. Per fortuna noi a Vittorio Veneto non abbiamo questa percezione di insicurezza». Petra lavora vicinissima allo Storga. «Conosco bene la zona e faccio lunghissime camminate in Restera. Sempre con il cane però. Perchè sicuramente è un deterrente». Il rischio di incorrere in brutte esperienze è quindi concreto. «Forse perchè Vittorio è un centro piccolo, francamente da noi è raro sentire queste emergenze. Personalmente esco a correre quasi tutte le mattine alle 6, da sola o con qualche amica. E incontro sempre le stesse persone: gli spazzini, quelli che portano fuori il cane, i ragazzi del Ceis che vanno a prendere il treno, studenti. Davvero non mi sono mai sentita in pericolo». Petra invece ha una percezione diversa su Treviso: «Sicuramente sia la Restera e soprattutto lo Storga sono luoghi da non sottovalutare visto che il malintenzionato ci può stare. Sono diminuiti, a mio modo di vedere, i controlli di polizia e gli agenti della polizia locale in borghese. Personalmente viaggio sempre con il cane e quando vedo individui strani cerco di abbassare lo sguardo e camminare più veloce in modo di non trovarmi mai sola».
LE CONTROMISURE
Esistono però accorgimenti particolari per cercare di correre in tranquillità? «Per esperienza - spiega Deborah - evito di correre da sola la sera in pista ciclabile dove non c'è un lampione manco a pagarlo oro. Se poi sono in compagnia, è ovvio che è meglio in tanti sensi». Secondo Petra bisogna non avere paura e non sentirsi limitati nell'attività quotidiana: «L'importante è non correre nei posti più bui e cioè rimanere sempre lungo l'Alzaia o la Restera e soprattutto consiglio di non fermarsi davanti a nessun uomo se si è sole. Nemmeno davanti al bel ragazzo visti gli ultimi episodi. Purtroppo l'età dei pervertiti e dei malati è diminuita quindi dobbiamo essere noi donne a difenderci». Poi in ogni luogo esistono regole di buonsenso, che si maturano conoscendo i posti. «Ad esempio a Treviso l'orario peggiore è il mattino dalle 9 in poi perchè la gente non c'è, di sera invece si corre senza patemi». Scegliere zone illuminate, preferite sentieri battuti: «Ma a Vittorio Veneto non sempre è possibile - ribatte Debora - il percorso urbano è un po' noioso e viviamo in un vero polmone verde. Noi percorriamo i sentieri, scegliendo zone non troppo isolate e, per quello che ci riguarda, è sempre andato tutto bene. Per fortuna».
IL FUTURO
Forse le amministrazioni, rilevato che la corsa in gruppo è ormai un fenomeno di larga diffusione, potrebbero organizzare dei percorsi attrezzati, obietta qualcuno: «Sarebbe sufficiente che illuminassero di più le piste ciclabili. Certo, le videocamere sono utili, ma non si possono mettere ovunque, si limiterebbe comunque la corsa ad un giro sempre uguale. Personalmente, e l'ho testato con il gruppo, correre in compagnia credo possa essere la soluzione. Non solo contro le minacce, ma anche per condividere un'ora insieme e dividere le fatiche».
Elena Filini
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