L'EPIDEMIA
TREVISO Quota zero. Solo qualche settimana fa sembrava impossibile.

Mercoledì 24 Giugno 2020
L'EPIDEMIA
TREVISO Quota zero. Solo qualche settimana fa sembrava impossibile. Adesso invece è realtà. Negli ospedali della Marca non c'è più nessun paziente ricoverato positivo al coronavirus. Dopo le terapie intensive, si sono svuotati anche tutti gli altri reparti. Compresi gli ospedali di comunità. Non era mai accaduto nei quattro mesi di epidemia, che hanno visto complessivamente 2.669 trevigiani colpiti dal Covid-19, 2.224 guariti e 324 decessi. Tutto era iniziato lo scorso 25 febbraio, quando la morte di Luciana Mangiò, 76enne residente a Paese, segnò l'esplosione dei contagi nel trevigiano. È stato proprio quello il momento più difficile. La donna risultò positiva al Covid-19 durante il ricovero nell'unità di Geriatria del Ca' Foncello. Il coronavirus era riuscito a intrufolarsi nel reparto più delicato, scatenando un maxi focolaio. Il settore venne completamente blindato. Scattarono i tamponi a tappeto. Sul tavolo c'era anche l'ipotesi di chiudere l'intero ospedale, come successo a Schiavonia. Per fortuna non fu necessario. Adesso ci si può guardare indietro.
LA TREGUA
In quattro mesi le strutture ospedaliere della Marca, compresi i centri esterni di appoggio, hanno accolto 1.013 pazienti contagiati dal coronavirus. Ora, invece, tutti i reparti sono Covid-free. È vuoto il Ca' Foncello, dove da febbraio ad oggi sono stati ricoverati 341 pazienti positivi e dove si sono registrati 112 decessi. Le ultime dimissioni sono state quelle dell'operatore della società che gestisce il centro di accoglienza per richiedenti asilo dell'ex caserma Serena e di un migrante di 34 anni proveniente della Nigeria, ospitato nella stessa ex caserma. È completamente vuoto anche quello che era stato consacrato come il principale Covid Hospital della Marca: l'ospedale di Vittorio Veneto. Qui sono stati ricoverati 259 pazienti, con 40 decessi. Stesso discorso per gli ospedali di Oderzo, Conegliano, Castelfranco e Montebelluna. Si volta pagina. D'ora in poi il riferimento unico per il coronavirus sarà l'unità di Malattie infettive di Treviso. «Non abbiamo più pazienti Covid positivi negli ospedali: per la prima volta dall'inizio dell'epidemia abbiamo potuto liberare tutti i reparti spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl trevigiana è un passo importante perché significa che, ad oggi, non ci sono più pazienti in condizioni di salute precarie. Anche questo conferma il calo della virulenza del Covid-19 e i suoi effetti sulle persone». Al momento sono 121 i trevigiani che stanno ancora combattendo contro l'infezione. Tutti in isolamento domiciliare. Il virus sta scomparendo anche dalle case di riposo. Nel picco peggiore dell'epidemia si era arrivati a contare oltre 500 contagi. Adesso sono solo cinque in 54 strutture: 3 anziani e 2 operatori. Circa lo 0,04% delle 11.615 persone che le vivono (5.762 operatori e 5.853 ospiti). Gli ospedali svuotati dal Covid rappresentano un grande traguardo. Ma non è ancora quello definitivo. Il coronavirus non è stato sconfitto una volta per tutte.
IL PIANO
Ora, comunque, gli eventuali nuovi casi verranno gestiti diversamente. «Il riferimento unico sarà l'unità di Malattie infettive dell'ospedale di Treviso, dove restano a disposizione 60 posti letto. Eventuali nuovi casi verranno ricoverati qui fa il punto Benazzi tutti gli altri ospedali continueranno le loro attività senza pazienti positivi al coronavirus. Vittorio Veneto, in particolare, non sarà più un Covid Hospital». Nel caso in cui dovesse esserci una seconda ondata di Covid-19 tra l'autunno e l'inverno scatterebbe nuovamente il piano di emergenza. Gli ospedali sono stati tutti rafforzati, dalle Terapie intensive alla Microbiologia. Ovviamente, però, tutti si augurano che non arrivi nulla del genere. Detto questo, sul fronte coronavirus non si lascia nulla al caso. Nello stesso ambito delle Malattie infettive di Treviso verrà realizzata una nuova unità di Terapia intensiva con 12 posti letto. Al Ca' Foncello verranno anche ricavati 20 posti letto isolati in un'area a pressione negativa all'interno della Pneumologia, più quattro posti per i bambini in Pediatria. A Montebelluna sarà pronto un reparto isolato con 10 posti letto: verrà attivato solo in caso di necessità. E a Vittorio Veneto si punta a realizzare una nuova unità di Terapia intensiva con 4 posti letto. Si guarda pure al futuro: il progetto della nuova cittadella del Ca' Foncello è stato rivisto per inserire aree specifiche per l'isolamento dei casi sospetti e dei pazienti contagiati. «Il pronto soccorso avrà un percorso dedicato alle malattie infettive tira le fila Benazzi e in ogni reparto è stata prevista la presenza delle cosiddette aree grigie con tre o quattro posti in isolamento da usare agilmente in caso di necessità».
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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