L'EPIDEMIA
TREVISO La seconda ondata del coronavirus adesso si fa sentire anche

Sabato 24 Ottobre 2020
L'EPIDEMIA
TREVISO La seconda ondata del coronavirus adesso si fa sentire anche nelle Terapie intensive della Marca. Nelle ultime settimane si era arrivati a contare al massimo uno o due ricoveri. Ieri, invece, sono improvvisamente saliti a 5 i pazienti positivi in Rianimazione: tre nell'ospedale di Treviso e due in quello di Conegliano, che è così tornato ad accogliere persone colpite dal Covid-19. Si tratta di anziani, dagli 82 anni in su, provenienti sia da case di riposo che da domicilio, già costretti a convivere con altre patologie, che hanno sviluppato una compromissione polmonare e che hanno bisogno di un supporto per la ventilazione. Il timore è che non sia che l'inizio.
I NUMERI
I ricoveri stanno progressivamente aumentando. Ad oggi sono in tutto 85 i pazienti positivi che hanno bisogno delle cure degli ospedali (11 sono stati ricoverati ieri): oltre alle Terapie intensive, 37 sono al Ca' Foncello, tra Malattie infettive e Pneumologia, 38 nella Medicina di Vittorio Veneto e 5 nell'ospedale di comunità della stessa Vittorio Veneto. «Il virus sta circolando in modo sempre più importante avverte Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl della Marca continuiamo a fare tutto il possibile per arginarlo attraverso i tamponi e il tracciamento dei contatti. E siamo pronti anche sul fronte degli ospedali». I contagi hanno superato quota 3mila. Sono esattamente 3.018 i trevigiani che stanno combattendo contro l'infezione da coronavirus. Tra i comuni più colpiti ci sono Treviso (190 positivi), Castelfranco (124), Conegliano (99), Montebelluna (93), Mogliano (55) e Vittorio Veneto (46). Solo ieri sono emerse 349 nuove positività. Un numero da record. Ed è già stata superata la soglia simbolica degli 8mila contagi dall'inizio dell'epidemia: in otto mesi sono stati colpiti 8.239 trevigiani, registrando purtroppo 362 decessi.
IL PIANO
In vista di questa temuta seconda ondata, l'Usl ha dato seguito al piano di emergenza Covid investendo un milione di euro in interventi che hanno permesso di ricavare quasi 600 posti letto: 182 nell'ospedale di Treviso, 243 a Vittorio Veneto, 14 a Conegliano e 7 a Oderzo, più altri 150 nell'ex ospedale di Valdobbiadene, che per ora resta chiuso ma che può essere attivato in qualsiasi momento. E si è aggiunto il potenziamento dei sistemi per la distribuzione dell'ossigeno negli ospedali di Treviso, Vittorio Veneto, Castelfranco, Montebelluna e nella rsa Luigi e Augusta di Ormelle. I reparti Covid sono già stati riaperti. Il riferimento resta l'unità di Malattie infettive di Treviso, che può arrivare a 60 posti letto. Poi ci sono i 20 posti dell'area sub-intensiva della Pneumologia, sempre al Ca' Foncello. E altri 15 nell'ospedale di Montebelluna. Più la Medicina e l'ospedale di comunità di Vittorio Veneto.
STRUTTURE DEDICATE
Se servirà, verranno riattivati anche i Covid Hospital. Per Vittorio Veneto si andrà in automatico. Mentre per il San Camillo di Treviso si sta pensando a due fasi. Siamo pronti a fare la nostra parte assicura suor Lancy Ezhupara, direttrice amministrativa della struttura si pensa di iniziare con un'ala del nostro ospedale, in modo che nell'altra, che è separata, possa continuare l'attività oncologica. Se sarà necessario, di seguito, potremo arrivare ad attivare fino a 120 posti Covid, annullando le attività ordinarie». Quanto velocemente si passerà da una fase all'altra dipenderà dall'andamento dell'epidemia. Intanto rispuntano problemi già visti durante la prima ondata.
IL NODO PERSONALE
La Cisl Fp ha scritto sia all'Usl che alla Regione per segnalare che mancano guanti monouso, oltre a evidenziare la pesante carenza di personale. «La situazione è grave: i guanti scarseggiano. Sembra che sul mercato non ce ne siano. Chiediamo formalmente un intervento concreto da parte della Regione e dell'Usl spiega Fabio Zuglian, segretario della Cisl Fp di Treviso e Belluno bisogna affrontare immediatamente il problema dei dispositivi di protezione necessari a garantire la sicurezza degli operatori e far fronte al sempre più preoccupante problema della dotazione organica». Per il sindacato, nella Marca mancano 700 infermieri e mille operatori sociosanitari. Numeri che potrebbero aggravarsi con l'emergenza. Soprattutto nelle case di riposo. «È stata fatta una scorta di dispositivi di sicurezza: vengono distribuiti di volta in volta da Azienda Zero tira le fila Benazzi per quanto riguarda la carenza di infermieri e operatori, noi stiamo facendo il massimo sforzo. Auspichiamo che il prossimo concorso possa consentire anche alle case di riposo di trovare il personale necessario».
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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