L'AZIENDA
VAZZOLA «L'azienda non ha nulla da nascondere e non ha fatto niente

Venerdì 12 Ottobre 2018
L'AZIENDA
VAZZOLA «L'azienda non ha nulla da nascondere e non ha fatto niente di illecito, tant'è che non è stata mossa alcuna contestazione di carattere penale». I proprietari della Contarini non vogliono per ora commentare quanto contestato dalla Guardia di Finanza di Treviso che, dopo un controllo fiscale nella cantina di Vazzola, hanno sequestrato 200mila litri di spumante prodotto, stando alle indagini delle fiamme gialle, con mosto moldavo in violazione alle norme comunitarie. Il loro legale però mette subito le mani avanti. Ipotizza che ci possa esser stato un problema di stoccaggio «ma prima di tutto - afferma -, vogliamo capire a dovere cosa è successo visto che la normativa in materia, sia comunitaria che extra comunitaria, è molto complessa».
GLI INVESTIMENTI
La Contarini è una delle cantine più note della sinistra Piave. Un'azienda ricca di storia che però, cinque anni fa, ha rischiato il baratro. Con un buco di bilancio da svariati milioni e il rischio concreto di lasciare a casa una cinquantina di dipendenti, la Contarini era stata acquisita dai petrorubli del magnate russo col pallino del vino Vasili Dragan, proprietario di alcune cantine in Moldavia, che già nel 2012 aveva rilevato, salvando tutti i posti di lavoro, la Ifind di Breda di Piave, ditta che realizza non a caso impianti per il settore vitivinicolo. L'imprenditore arrivato dalla città di Pietro il Grande è anche socio di maggioranza della Nuova Velo Srl di Mantova, che nel 2013 con un'offerta da 1,27 milioni si è aggiudicata marchi, brevetti e parte delle attrezzature della Velo di Altivole, all'epoca al centro di una procedura fallimentare. Nello stesso anno i fondi russi sono entrati anche nella Contarini, prima rilevandone una quota per 5 milioni, poi acquisendo dopo due anni tutto il resto. L'amministratore della cantina, attualmente, è un manager moldavo. «Si tratta di un gruppo internazionale e di un'azienda che fattura 54 milioni all'anno - spiega il legale -. Operare irregolarmente, anche se ribadisco che qui di illecito non c'è nulla, non avrebbe senso visto che, stando a quanto emerso, si sta parlando di cifre tutto sommato marginali per l'attività stessa».
PUGNO DURO
Ferma però la posizione delle fiamme gialle, impegnate su diversi fronti nella difesa del Made in Italy. «Quello del vino è un settore importante sia a livello locale che nazionale - afferma il colonnello Alessandro Serena, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Treviso -. La Marca è conosciuta in tutto il mondo per i suoi vini, Prosecco in primis, e il nostro compito è quello di tutelare gli operatori onesti e far si che i disciplinari tecnici vengano rispettati. Quello trevigiano, in particolare, è un miracolo economico straordinario, ma basta poco per danneggiarlo, per macchiarne il buon nome. Anche perchè i concorrenti stranieri non aspettano altro. Mischiare vino di provenienza extra europea e spacciarlo per nostrano è un'infrazione che va segnalata e le nostre ipotesi investigative sono state supportate anche dalle analisi fatte in laboratorio. Tuteliamo l'economia del paese, ma anche i consumatori».
A.Belt
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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