L'APPELLO
TREVISO Assembramenti nel week-end: nel mirino i plateatici. Il Prefetto

Venerdì 4 Dicembre 2020
L'APPELLO TREVISO Assembramenti nel week-end: nel mirino i plateatici. Il Prefetto
L'APPELLO
TREVISO Assembramenti nel week-end: nel mirino i plateatici. Il Prefetto fa un appello ai gestori dei locali. «Segnalate anche con un cartello ai clienti che dopo aver consumato, si alzino in fretta per lasciare il posto ad altri e non creare assembramenti». Il sindaco Conte promette di convocare i responsabili di categoria, ma gli esercenti non ci stanno. «Non possiamo mettere in ansia i clienti. Così svuotiamo i nostri locali». Durante il tavolo per il contenimento del contagio e la sicurezza convocato ieri il Prefetto Maria Rosaria Laganà ha insistito sulle soste prolungate nei locali. «C'è chi prende il caffè ma poi rimane a lungo a chiacchierare, magari con la mascherina abbassata. Chiedo anche ai sindaci un intervento per invitare i gestori a limitare le soste dei clienti nei locali alla stretta consumazione».
LA CRITICA
Ma Andrea Penzo Aiello, presidente di Veneto Imprese Unite è fortemente critico nei confronti della proposta: «Spero proprio che il vicesindaco Andrea De Checchi ci chiami, come del resto ha sempre fatto, per condividere questa linea». Veneto Imprese Unite è l'associazione di commercianti nata durante il primo lockdown a Treviso che oggi ha inglobato professionisti del settore in tutte le province della Regione. «E quando lo farà, anzitutto ricorderò a lui e al Prefetto che noi abbiamo un'ordinanza regionale che nelle ultime 3 settimane impone la mascherina prima e dopo la consumazione. Detto questo, affermare che i plateatici non sono posti sicuri non ci piace affatto». Il tono battagliero è spiegato da una certa insofferenza al continuo richiamo alla categoria degli esercizi di somministrazione quando il numero dei contagi sale. «E' assurdo, ma lo abbiamo ribadito a Zaia la scorsa settimana, che si continuino a penalizzare i negozi per punire un comportamento sbagliato degli utenti. Se il cliente è quello che sbaglia, per non permettergli di sbagliare restringono la nostra attività rendendoci la vita impossibile». Penzo Aiello si riferisce in particolare alla proposta di rendere la sosta all'interno del locale di 10 minuti. «Non avverrà ciò che il Prefetto pronostica, non avremmo più giro. Avremo invece meno persone. Perchè il cliente il caffè se lo può fare a casa, se sceglie il bar è per poter passare un po' di tempo in piacevolezza e stare spensierato. Se gli metti l'angoscia che scade il tempo di sicuro non viene al bar».
LA DISOBBEDIENZA
L'idea di Veneto Imprese Unite è quindi di opporsi alla proposta. «Visto che è una cosa che non può essere legiferata e multata noi non daremo questa direttiva ai nostri associati. Non li facciamo alzare dopo 5 minuti, se devono avere la pressione di consumare e andarsene preferiamo che non vengano proprio». Michele Pozzobon, titolare di Burici, Etto, La Colonnetta e Mr Poke e oggi vicepresidente della Fipe provinciale, è sulla stessa lunghezza d'onda. «Il plateatico ha aiutato una gestione proficua dei numeri, non è certo lo strumento ad aver causato l'assembramento. A volte è stata la leggerezza di esercenti e avventori a causare il problema. Ma in ogni caso non possono chiamarci continuamente in causa». Pozzobon tiene a ribadire come i locali siano, secondo al sua ottica, molto più sicuri di tanti negozi. «Lo strumento del tavolo, la superficie calcolata per persona a metro quadro è sicuramente più chiara che le distanze nelle piazze nei negozi, nei vicoli. La ristorazione non è causa di tutti i contagi. Pensiamo a quello che avviene nei negozi, o nelle case private». Secondo Pozzobon, uscite controllate nei locali garantirebbero meno contagi che le feste improvvisate nelle case. «Tracciare e controllare tutto, con accessibilità garantita nei locali sarebbe una mossa vincente dal punto di vista sanitario». In estate ci sono stati problemi e concentrazioni eccessive. «Ma in autunno si è decisamente cambiata musica dappertutto. A parità di valori i plateatici non rappresentano un pericolo. Siamo stanchi di essere additati come i responsabili del contagio».
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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