L'APPELLO
TREVISO «Ai no vax dico: il Covid non è un gioco. Esiste

Domenica 1 Agosto 2021
L'APPELLO
TREVISO «Ai no vax dico: il Covid non è un gioco. Esiste e in un mese ha distrutto la mia famiglia». Elisa Adamo, fotografa trevigiana e figlia di Walter stimatissimo e conosciuto ginecologo, vittima del Covid, per porre un argine al proliferare di manifestazioni negazioniste suoi social racconta la tragica esperienza vissuta lo scorso autunno. «Per carattere, rispetto le idee degli altri, ma non sopporto chi manifesta in piazza negando il virus. Guardiamo ai fatti. Per me parla la mia terribile esperienza: di Covid si muore. Bisogna avere rispetto per i morti e per i vivi, portare le mascherine e usare le giuste precauzioni».
LA TRAGEDIA
La sua vita è stata segnata da un evento improvviso e imprevisto che, senza dar neppure il tempo di capire, si è preso uno ad uno tutti i membri del suo nucleo, dai nonni, tutti ricoverati, a sua figlia di 4 anni. Ed è stato esiziale proprio per l'unica persona che ad una prima analisi era risultata negativa. 30 giorni. Il 4 novembre la diagnosi: tutta la famiglia positiva, tranne lui, papà Walter. Che invece aveva già contratto il virus. 9 dicembre. Walter Adamo, notissimo e stimato ginecologo, non ce la fa. E in un sacco nero vengono riconsegnati i suoi averi ai suoi cari. Elisa Adamo sa bene di cosa sia capace il Covid. E di fronte ai no vax in piazza e ai negazionisti sceglie di raccontare la drammatica esperienza della sua famiglia. «Inimmaginabile il dolore che provo nel riguardare e condividere le foto della nostra drammatica esperienza con il Covid ma, visto l'aumento dei contagi forse è necessario metterci la faccia ancora una volta» scrive mentre posta la sua espressione nei giorni della malattia e poi il sacco nero con il quale le hanno riconsegnato le cose di papà. «Non auguro a nessuno di passare quello che abbiamo passato noi. Lo dico con il cuore. In questo anno e mezzo abbiamo avuto la certezza che il virus colpisce lapidario ed è una vera e propria roulette russa. A tanti va bene, ad altri va male. Noi ad esempio».
TUTTI CONTAGIATI
Gli Adamo sono stati bersagliati dal virus. Si è ammalata Elisa, suo marito, la sua bambina di 4 anni, sua madre e anche suo padre, il ginecologo Walter Adamo. «Il 4 novembre abbiamo fatto tutti il tampone: l'unico negativo era mio padre Walter. Tutti sintomatici, tutti allettati. Lui all'inizio si sentiva bene ma quando è arrivata la febbre abbiamo iniziato a preoccuparci. Poi il saturimetro è andato in picchiata e mia madre ha chiamato l'ambulanza». Era novembre: Elisa, in isolamento con febbre e sintomi, i suoceri ricoverati. Quando anche papà Walter è entrato è stato difficilissimo tenere a freno le emozioni. «Stavamo tutti male, papà non si riprendeva. Una sera ci chiamano dall'ospedale e ci spiegano che l'unica soluzione è procedere all'intubazione. Avevano parlato anche con lui, che da medico, si rendeva perfettamente conto di quanto stava avvenendo».
CONSAPEVOLEZZA
Ed è questo il cruccio più grande di Elisa: suo padre ha compreso tutto, sino all'ultimo. «Non sappiamo chi ha contagiato chi, ma non vorrei fare la caccia all'untore. Tutti però possiamo fare qualcosa per gli altri. Abbiamo delle soluzioni concrete: mascherine, lavarsi le mani ed evitare assembramenti sono atti d'amore». Come in molte storie, tristi fotocopie della pandemia, nessuno dei familiari ha potuto salutare Walter. «Purtroppo eravamo tutti con sintomi gravi e in isolamento: non lo abbiamo più visto. Ci siamo congedati da lui con il funerale, ma è stato durissimo». Sono passati mesi da dicembre, ma sia sua madre sia suo marito stanno ancora facendo riabilitazione. Perchè il Covid lascia cicatrici che difficilmente si rimarginano. Per questo Elisa tiene a portare la propria esperienza come monito alla superficialità e al complottismo. Sui vaccini, tuttavia, non vuole esprimere un giudizio netto. «Non desidero urtare la sensibilità di nessuno: anche di coloro che, sicuramente in buona fede, non desiderino farlo. Dico solo che io l'ho orgogliosamente fatto. E papà Walter, se fosse ancora vivo, l'avrebbe fatto immediatamente».
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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