L'ANNUNCIO
TREVISO Un teatro sempre aperto, visitabile anche quando non ci sono

Venerdì 20 Settembre 2019
L'ANNUNCIO
TREVISO Un teatro sempre aperto, visitabile anche quando non ci sono spettacoli, punto di ritrovo per la cittadinanza. In poche parole: vivo. Questo il progetto nemmeno troppo nascosto del governatore Luca Zaia, del sindaco Mario Conte, del direttore del Teatro Stabile del Veneto Giampiero Beltotto, quando pensano al futuro del teatro comunale trevigiano Del Monaco. E ieri, la grande giornata dedicata alla presentazione del cartellone 2019/2020, il primo della nuova era dopo la lunga parentisi legata a Fondazione Cassamarca, quel futuro è diventato più vicino. Il Del Monaco - «il teatro più bello tra quelli che gestiamo», sottolinea Beltotto - ospiterà una stagione ricca di circa 80 appuntamenti (già definiti quelli di prosa e balletto e in via di definizione opera e concertistica) e si propone in una nuova prospettiva, più popolare, ma sempre di qualità. Beltotto, facendo saltare sulla sedia più di qualcuno, dice che è finita l'era della «cultura marxista», non riferendosi strettamente al Teatro trevigiano ma al mondo della cultura in generale, annunciando che il programma dello Stabile sarà aperto a tutti e a tutti i generi. E questa anima popolare sarà sublimata dallo spettacolo dedicato all'Arlecchino di Carlo Goldoni che debutterà a Parigi.
L'OBIETTIVO
Il governatore Zaia ribadisce il concetto: «L'ingresso di Treviso nel Teatro Stabile è una data storica per Treviso ma anche per il Veneto - premette - inoltre abbiamo dato una missione a Beltotto, quella di fare il teatro del popolo. Tutti ci lamentiamo che la cultura è il fanalino di coda nei bilanci delle istituzioni, ma è pur vero che quando decidiamo di investire la dobbiamo diffondere il più possibile nel territorio. Questo poi è un teatro che produce: 16 titoli su una quarantina previsti e che arriveranno a ottanta con un occhio particolare per i giovani». Il governatore poi allarga il tiro, rivendica la caratura nazionale dello Stabile - «a Roma ogni tanto qualcuno non se lo ricorda e sbaglia i conti», graffia - e chiede più risorse per chi ha dimostrato di saperle investire: «Raccogliamo la sfida di entrare in una competizione nazionale, ma siamo convinti che ci siano strutture in Italia che ottengono molte più di risorse rispetto a quanto non diano ai territori. Lo Stabile deve crescere, deve gestire tutto il Veneto. E adesso puntiamo ad altri territorio, per esempio Verona».
SVOLTA
Per Zaia quello di Treviso è un «Nuovo Rinascimento dopo il Medioevo». E ricorda quanto tempo è passato e quanta strada è stata fatta dall'ormai leggendaria protesta in piazza dei Signori fatta dagli orchestrali in mutande: «In quella fase storica quanti insulti ci siamo presi - ha ricordato - ci hanno definito i barbari che chiudono il teatro. Oggi invece siamo qui a parlare di produzioni culturali. È il riscatto del popolo». Parole dolci e ringraziamenti anche per il sindaco Mario Conte - «il cambio di marcia si è visto» - e il presidente della Fondazione Cassamarca Luigi Garofalo: «Avete ricevuto un cadavere eccellente, la Fondazione, e l'avete riesumata e rimessa sui canali giusti. Sentir parlare di Monte di Pietà, di Ca' Spineda, di fondi culturali visitabili, di teatro visitabile mi rende felice. Se per qualcuno questo non è parlare di Rinascimento...».
L'OBIETTIVO
Il sindaco Conte, dopo aver ringraziato Zaia, annuncia: «Ci aspettiamo di passare da 19mila spettatori all'anno a 50mila per via delle serate in più messe in cartellone. E saranno quindi 30mila persone che arriveranno in città, passeggeranno nelle nostre piazze, davanti alle vetrine dei nostri negozi. Senza l'impegno di Fondazione molto probabilmente oggi non saremmo qui. E senza il lavoro fatto dalla Regione ora parleremmo di un teatro chiuso e di posti di lavoro persi. E invece siamo qui e abbiamo messo al riparo anche il titolo di Teatro di Tradizione e i fondi, lo ricordo, sono gestiti per legge dal Comune». Infine Garofalo, da dicembre alla guida della Fondazion: «In pochi mesi siamo riusciti a fare quello che solitamente la burocrazia ostacola in tutti i modi e per cui ci vorrebbero anni. Siamo contenti di questo piccolo rinascimento cittadino».
Paolo Calia
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