Investito per scherzo: è invalido

Lunedì 18 Febbraio 2019
Investito per scherzo: è invalido
IL DRAMMA
CASIER Lo scherzo sul luogo di lavoro finisce nel peggiore dei modi: operaio 34enne viene travolto da un muletto di svariate tonnellate che, passandogli sopra il piede sinistro, gli sbriciola l'arto, causandogli lesioni che, inizialmente fanno temere sia necessaria l'amputazione. I medici, con 15 interventi chirurgici in tre anni, riescono però a salvagli il piede, che non ritrova la funzionalità tanto che l'Inail, riconosciuta un'invalidità permanente del 36 per cento, gli eroga una pensione di 316 euro al mese. È questo, in estrema sintesi, il caso al centro del procedimento penale nel quale Raffaello Ercolini, 68 anni, di Cadoneghe, e Davide Franchin, 46 anni, di Casale, rispettivamente, legale rappresentante e dipendente della ditta la Cattolica Soc. Coop arl, di Rubano, ma con sede staccata a Dosson di Casier, sono accusati di lesioni colpose. Per colpa generica e violazione della legge sulle prevenzione degli infortuni sul luogo del lavoro, i due imputati (avvocati Vito Alagna, Umberto Saracco e Sara San Marco), dopo essersi opposti a un decreto penale di condanna di 4mila 500 euro in sostituzione di due mesi di reclusione, sono finiti davanti al giudice Cristian Vettoruzzo perché, seppure con ruoli e responsabilità diverse, avrebbero determinato l'infortunio al facchino 34enne, con lesioni personali al piede sinistro e con prognosi iniziale superiore ai 40 giorni (poi serviranno 15 operazioni e 3 anni di malattia per rimettere in piedi l'operaio).
L'INFORTUNIO
Il 10 dicembre 2014, intorno alle 13, il 34enne stava attraversando il piazzale della coop a Casier quando il collega Franchin alla guida di un muletto, deviando dal percorso abituale, gli si avvicinò pericolosamente, con manovre a scatto. «Proseguendo nell'assurda condotta il collega - scrive nella ricostruzione della parte civile l'avvocato Ivan Venzo - iniziò a effettuare delle brevi e repentine accelerate verso il facchino, quasi a volerlo investire, salvo bloccare il muletto poco prima di urtarlo. Il 34enne, cercando di proteggersi, lo implorava di smetterla. È in quel frangente - precisa l'avvocato Venzo - che Franchin, dopo l'ennesima accelerata, non riuscì a frenare in tempo e investì il collega che cadde a terra, mentre il carrello elevatore, del peso di alcune tonnellate, gli passò sopra il piede sinistro maciullandolo». Il resto è la cronaca di un infortunio straziante. Nel piazzale della fabbrica si udì l'urlo di dolore del 34enne: l'osso del piede era stato frantumato, tanto che l'operaio quasi svenne. Immediati i soccorsi: prima di Franchin e dei colleghi e infine del personale del 118. Poi il lunghissimo calvario del 34enne, sposato e padre. I medici del Ca' Foncello lo sottoposero a una prima operazione non risolutiva. Nelle settimane successive gli specialisti non nascosero al 34enne e ai suoi genitori che il rischio dell'amputazione era tra le opzioni prese in considerazione. I medici fecero però il miracolo e salvarono il piede al facchino. Ma per lui il calvario era appena iniziato. Per oltre un anno, tra un intervento e l'altro, fu costretto a spostarsi su una sedia a rotelle. E ancora oggi, dopo 15 interventi molto invasivi (tra i quali tutti quelli di ricostruzione) e un'altra decina più lievi, è costretto a muoversi con delle speciali scarpe ortopediche. Basti pensare che non può ancora andare al mare e, quanto potrà farlo, sarà alquanto complicato, con quelle scarpe ortopediche ai piedi.
IL DANNO
L'avvocato Venzo, nella relazione di costituzione, ha concluso chiedendo al giudice Vettoruzzo di condannare i due imputati anche al pagamento in favore del facchino di 150mila euro, quali risarcimento per i danni patrimoniali (50mila euro) e per quelli non patrimoniali (100mila euro). Nel frattempo il 34enne, da persona solare, si è sempre più chiuso in se stesso. E nonostante abbia trovato un lavoro da portinaio, perché con quella menomazione non può fare lavori di fatica, appena finisce l'orario scappa a chiudersi in casa perché non riesce ad accettare di convivere con quel grave handicap, nonostante abbia seguito un percorso con uno psicologo per ritrovare la serenità perduta. La menomazione ha fatto diventare il 34enne un'altra persona tanto che il carattere scontroso sarebbe la causa della crisi matrimoniale e della successiva separazione. Non solo. «Stiamo avviando anche un altro contenzioso civile - puntualizza l'avvocato Venzo - perché dopo l'infortunio la cooperativa ha chiuso lo stabilimento di Casier, ha cambiato nome e ha nuovi vertici. Il risultato? Il 34enne si è ritrovato senza stipendio e sta ancora aspettando di ricevere il Tfr. Per questo ci rivolgeremo al giudice del lavoro per ottenere giustizia. C'è anche in ballo un possibile risarcimento dell'assicurazione che, nel 2014, tutelava la cooperativa padovana, con una sede a Casier, ma anche in questo caso - chiarisce in conclusione l'avvocato Venzo - gli ostacoli da superare sono molti e il percorso per ottenere il risarcimento si presenta complicato». La cruda realtà? Uno scherzo maledetto ha distrutta la vista a un 34enne padre di famiglia.
Roberto Ortolan
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