INTERVISTA D'ESTATE
TREVISO Da bambino cantava nel coro della parrocchia. A 16

Mercoledì 15 Agosto 2018
INTERVISTA D'ESTATE
TREVISO Da bambino cantava nel coro della parrocchia. A 16 anni suonava l'organo in chiesa, l'anno dopo dirigeva il coro, l'anno dopo ancora guidava la prima orchestra. La bacchetta del direttore, Diego Basso, l'ha sempre avuta nel dna. Poi l'incontro fortunato con Paolo Limiti, autore e conduttore tv, il lungo lavoro al suo fianco, «fu lui a farmi capire che la musica era la mia strada». Dal primo musical creato da ragazzino con Don Franco De Marchi alla prima tromba acquistata a da mamma e papà con enormi sacrifici, dal presente ricco di successi con Sanremo Young e il trio Il Volo alla sua Art Voice Academy fondata a Castelfranco: il maestro castellano è un artista a tutto tondo che non ama mai fermarsi. Sin dagli esordi.
Qual è stato il suo primo concerto?
«Al Parco di Villa Bolasco a Castelfranco, era il 2003, la prima volta che mi facevo conoscere al pubblico come Direttore d'Orchestra pop. Un'emozione esibirmi nella terra dove sono nato. È stato l'esordio anche dell'Orchestra Sinfonica e del Coro di Art Voice Academy: 40 orchestrali e 40 coristi che non avevano mai lavorato insieme prima. Abbiamo preparato tutto da zero, occupandoci anche della logistica con materiali di fortuna. Una esperienza di vita e di musica bella ed intensa che ci ha unito molto».
A quale necessità rispondeva?
«Al desiderio di dirigere musiche che mi appartenevano come stile e come forza: le sentivo e le sento dentro di me. Sentirle e dirigerle con una Orchestra è poi una cosa di una intensità unica. Significa fare musica, significa raccogliere ogni nota che viene emessa da ogni singolo musicista e plasmarla affinchè l'assieme sia una cosa unica che arriva al pubblico».
Chi ha influenzato il suo percorso?
«Paolo Limiti mi ha fatto conoscere tutta la musica italiana, americana e i musical americani fino al 1960 e poi ho scelto un genere pop/rock ascoltando le grandi band come Toto, Queen, Pink Floyd, Genesis e molti altri. Ma fondamentalmente mi ha influenzato la conoscenza dei grandi della musica, in particolare di Puccini, di cui amo la scrittura, di Mascagni per la dolcezza e l'intensità della Cavalleria Rusticana e di Verdi per la forza».
Come è stato poi questo esordio? Un successo o si poteva fare meglio? 
«Ogni esperienza è un bagaglio che ci portiamo appresso per poter migliorare e sempre si può fare meglio, ma ricordo in particolare la determinazione, l'entusiasmo, la gioia e il desiderio di arrivare alla gente. Questo oggi è ancora così, uguale a 15 anni fa».
Com'è riguardare ora i propri debutti?
«Li riguardo con attenzione, li studio dal punto di vista musicale e tecnico per migliorare sempre. Ci vuole molta preparazione e poi anche un po' di incoscienza, per osare. Così per me sono debutti la prima volta all'Arena di Verona, alla Royal Albert Hall di Londra, al Barclays Center di New York con Il Volo, la prima volta di Music su Canale 5, di Viva Mogol! Raiuno e il recente debutto, in diretta in prima serata, con Sanremo Young dall'Ariston di Sanremo, sia come direttore d'orchestra che come direttore musicale».
Chi l'ha spinta a buttarsi? 
«Sicuramente è iniziato con Paolo Limiti, lavoravo al suo fianco anche nella preparazione delle puntate e lui, per quattro anni, mi ha fatto capire che la musica era la mia strada».
Cosa c'è di magico nei debutti?
«La magia è credere profondamente in qualche cosa, immaginarlo, pensarlo e poi vederlo realizzato in palcoscenico. L'applauso del pubblico ti fa capire se hai fatto centro».
Il futuro è lontano dal debutto? Quanta fatica?
«Non direi. Abbiamo da poco realizzato un concerto portando la prima volta l'Orchestra sulla Cima Grappa in occasione de Centenario della Grande Guerra, c'è stata la prima di Musica è a Marostica, stiamo pensando ad un'altra produzione televisiva. Fatica? Sto facendo quello che considero un mestiere straordinario».
Seguire i propri progetti comporta compromessi?
«Non compromessi, ma molta coerenza e una continua ricerca tra se stessi».
I debutti possono anche bloccare la creatività?
«Se rimani te stesso, se lasci che la passione ti travolga è difficile che la creatività si blocchi. Non è al successo che devi mirare, ma ad una continua crescita personale umana e professionale. Come dice Ezio Bosso, la musica non è nostra ma di chi l'ascolta».
Il debutto che avrebbe sognato?
«Non riesco ad indicarne uno, perché ogni concerto ha uno spazio particolare nel mio cuore. Sono tutti figli miei e come si fa voler bene ad uno più di un altro? La mia vita musicale è stata ed è continuamente un sogno e se qualcuno me l'avesse prospettata non ci avrei creduto».
Giambattista Marchetto
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci