Influenza sospetta: in 24 ore 145 tamponi a minorenni

Sabato 19 Settembre 2020
Influenza sospetta: in 24 ore 145 tamponi a minorenni
LA CORSA
TREVISO L'inizio del nuovo anno scolastico fa esplodere la corsa ai tamponi. Solo nella giornata di ieri sono stati 145 i bambini e i ragazzi, colpiti da lievi sintomi simil influenzali o entrati in contatto con situazioni a rischio, che hanno saltato le lezioni per sottoporsi al test per il coronavirus. Lo schema è sempre lo stesso. I genitori si rivolgono ai pediatri non appena emerge qualche timore. E questi ultimi, per fugare ogni dubbio, inviano i giovani a fare il tampone nei punti ad accesso libero allestiti dall'Usl della Marca con la modalità drive-in. «Abbiamo avuto un'esplosione di richieste da parte di minori veramente inaspettata: 80 a Treviso e 65 a Castelfranco fa i conti Francesco Benazzi, direttore generale dell'azienda sanitaria provinciale evidentemente se ci sono dei sintomi, come può essere ad esempio un po' di rinite, i pediatri che vengono contattati dai genitori decidono di inviare i giovani a fare il tampone».
MASSIMA ALLERTA
È una questione che non può essere sottovalutata. Lo conferma, se non altro, la coda di auto vista ieri davanti al padiglione del reparto di Malattie infettive dell'ospedale di Treviso, dove sorge la tensostruttura per i test rapidi. A un certo punto la fila di macchine è arrivata fino allo svincolo della tangenziale. Da martedì si volta pagina: il drive-in verrà spostato nella zona della dogana, sempre a Treviso. Qui ci saranno meno problemi a livello logistico. Ma va da se che con l'arrivo dell'autunno le richieste di controlli per sintomi simil influenzali non potranno che aumentare. In tutto ciò è ancora da definire nei dettagli il ruolo dei pediatri. L'Usl della Marca punta sul fatto che siano direttamente loro a fare il test rapido per il Covid-19 in caso di dubbi. Gli strumenti per effettuare gli esami sono già stati individuati. In piena sicurezza, dato che sono dotati di inattivante, sostanza in grado di rendere il virus inoffensivo durante l'analisi, come confermato da Roberto Rigoli, direttore dell'unità di Microbiologia del Ca' Foncello e coordinatore di tutti e 14 i centri del Veneto. Da parte loro, i pediatri sono pronti ad aprire le porte. Ma non quelle dei propri ambulatori. Il rischio per gli altri pazienti, dicono, sarebbe troppo elevato. «Siamo pronti a eseguire i test per il coronavirus sui casi sospetti in arrivo dal domicilio o segnalati dalle scuole spiega Gianfranco Battaglini, segretario provinciale della Fimp, la federazione dei medici pediatri di Treviso ma servono strutture diverse dai nostri ambulatori. Non possiamo far venire persone che manifestano dei sintomi nello stesso studio dove vengono accolte persone fragili, che hanno già dei problemi di salute. Il rischio di contagi sarebbe davvero troppo elevato». Sul tavolo c'è anche l'ipotesi di usare le strutture pubbliche che i Comuni hanno già messo a disposizione dell'Usl e dei medici di famiglia per la nuova maxi campagna contro l'influenza stagionale. Nell'elenco stilato dalla conferenza dei sindaci dell'azienda sanitaria figurano 70 sedi distribuite in tutta la provincia.
ALLERGIE E CERTIFICATI
Infine, c'è anche il nodo delle certificazioni. Molte scuole stanno sostanzialmente chiedendo ai pediatri di mettere nero su bianco che gli starnuti che si sentono in classe non sono legati al coronavirus. «Ci vengono chiesti dei certificati che dicano che un bambino starnutisce perché è allergico e non perché è stato contagiato dal Covid-19 allarga le braccia Battaglini ma di fatto è impossibile fare una certificazione del genere». Alcuni istituti hanno parzialmente risolto il problema chiedendo delle auto-dichiarazioni ai genitori. Ma a quanto pare non è ancora sufficiente. E tale discorso, comunque, di certo non risolverebbe il nodo dei raffreddori comuni.
M.Fav
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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