«In volo con un coltello a bordo» ora la polizia vuol vederci chiaro

Martedì 18 Dicembre 2018
IL CASO
TREVISO La polizia di frontiera dell'aeroporto Canova di Treviso ha avviato un'indagine sul caso della coppia di Volpago riuscita ad imbarcarsi per Bruxelles, andata e ritorno, con un coltello a serramanico nascosto nel bagaglio. Partiti da Treviso mercoledì scorso, all'indomani degli attentati di Strasburgo, sono rientrati sabato dal Belgio passando indenni, in entrambi i casi, ai controlli col metal detector. Nessuno ha chiesto loro cosa ci facesse una lama da 7 centimetri, di fatto si tratta di un coltellino da fungaiolo o tutt'al più da intagliatore, che mai avrebbero dovuto, e potuto, portare a bordo, nascosto in una prima occasione nel marsupio, nella seconda direttamente nel bagaglio a mano. La coppia, Elena Gallina e il marito Giovanni, hanno raccontato quanto accaduto a Il Gazzettino, facendo scoppiare un piccolo caso. «Mio marito è molto affezionato a quel coltello - ha spiegato la donna -, e all'andata si era letteralmente dimenticato di averlo con sé. Al ritorno, ormai che c'era, lo ha tenuto nel trolley. E ci siamo stupiti che nessuno se ne sia accorto nonostante i diversi controlli ai quali siamo stati sottoposti».
I VARCHI
I controlli ai varchi del Canova, è bene sottolinearlo, non vengono effettuati dagli agenti della Polaria, ma dalle guardie giurate di una società privata, la Triveneto Sicurezza, società controllata per il 93% da Save. La polizia di frontiera, appresa la denuncia della coppia trevigiana, ieri pomeriggio ha convocato una riunione con i vertici della società per capire cosa sia andato storto (se così è stato) nei controlli di mercoledì 12 dicembre, quando Elena Gallina e il marito si sono imbarcati dal Canova per Bruxelles.
GLI ACCERTAMENTI
Gli agenti della Polaria, coordinati dal dirigente Stefania Niro, già nelle prossime ore sentiranno la coppia di Volpago. Entreranno nel dettaglio del loro viaggio, questo pare certo, ed in particolare vorranno farsi mostrare sia il coltellino passato inosservato ai metal detector, sia il marsupio che la valigia dove l'avevano custodito o, per meglio dire, nascosto. Si perchè se all'andata la coppia si sarebbe portata la lama appresso per una semplice dimenticanza, al ritorno da Bruxelles avrebbe tentato la sorte in modo del tutto consapevole pur di non disfarsi di un oggetto di poco valore economico ma, evidentemente, cui tenevano molto. La Polaria ha già chiesto la lista passeggeri del volo incriminato. Verranno sentite le guardie giurate di Triveneto Sicurezza che hanno preso servizio mercoledì, giorno della partenza dal Canova, e soprattutto verranno passati al setaccio sia i filmati delle telecamere di videosorveglianza dello scalo, sia, operazione tecnicamente un po' più complicata, le immagini dei controlli ai raggi X effettuate con i metal detector. Al momento c'è molta cautela, anche perchè, quel giorno, ai varchi non era stato riscontrato nulla di anomalo, e i fatti sono ancora tutti da accertare. «Stiamo facendo tutte le opportune verifiche - conferma il dirigente Stefania Niro -. Solitamente, se ci sono dei problemi ai varchi, le guardie giurate ci segnalano tutto in tempo reale. Ma mercoledì non c'è stato alcuna allerta».
LO STUPORE
La notizia della presunta svista ai controlli ha colto di sorpresa gli operatori che assicurano ogni giorno la sicurezza dello scalo trevigiano. «Ci sembra strano, qui non passa neanche uno spillo - commentavano ieri pomeriggio -. Non passa neanche un taglia unghie, figuriamoci un coltello a serramanico». Eppure la coppia conferma l'accaduto: «L'abbiamo avuto sempre a portata di mano, sia all'andata che, cosa che ci ha stupiti ancor di più, al ritorno, quando ci siamo imbarcati a Bruxelles lo scorso fine settimana».
Alberto Beltrame
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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