IN TRIBUNALE
TREVISO Luigi Compiano è stato tradito da due dipendenti. A

Venerdì 21 Febbraio 2020
IN TRIBUNALE
TREVISO Luigi Compiano è stato tradito da due dipendenti. A svelare i segreti del caveau virtuale permettendo alla guardia di finanza di incastrare il patron della Nes sono stati due tecnici informatici che, quando era scoppiato lo scandalo, lavoravano nella sala conta di via Belvedere a Silea. Un contributo definito fondamentale dagli investigatori perché ha reso possibile ricostruire la contabilità segreta del gruppo elaborata al solo e unico scopo di far quadrare i conti a fronte dei prelievi illeciti. A sottolineare questo particolare sono stati ieri pomeriggio in aula, nel corso del processo a carico di Luigi Compiano, gli stessi uomini delle fiamme gialle che hanno condotto le indagini sul crac milionario delle società del gruppo.
IL PUNTO DI PARTENZA
A mettere i finanzieri sulle tracce di Compiano era stata una segnalazione della banca Intesa San Paolo. A fronte di una richiesta di riavere 18 milioni di euro che aveva in giacenza nel caveau della Nes, aveva ottenuto una risposta negativa. Due giorni più tardi era accaduto anche a Veneto Banca, che di milioni ne aveva chiesti 5. Circostanza che aveva portato le fiamme gialle a entrare nella sede di Silea della North East Services e verificare se quei soldi ci fossero o meno. Analizzati i sistemi informatici che gestivano tutti i flussi di denaro in entrata e in uscita, con tanto di numeri di serie di ogni singola banconota e di ogni moneta, tutto sembrava in regola. I milioni di euro di Intesa San Paolo e di Veneto Banca erano a disposizione: non si trovavano materialmente nel caveau di Silea ma custoditi in uno degli altri dodici di proprietà della Nes.
LA COLLABORAZIONE
A coprire quel buco era invece la contabilità organizzata con il sistema del caveau virtuale, capace di tenere conto dei prelievi effettuati da Compiano nel corso degli anni facendo però apparire come denaro esistente gli assegni che venivano emessi come garanzia. Una mole di documenti digitali decriptata grazie all'intervento dei due dipendenti della Nes, che hanno collaborato in prima persona con la guardia di finanza aprendo tutte le porte del programma. Da quel momento gli inquirenti sono stati in grado di ricostruire tutta l'attività illecita contestata al patron della Nes, che negli ultimi anni d'attività ha lavorato 20 miliardi di euro. Al momento dell'arrivo dei finanzieri, nell'ottobre 2013, nei forzieri del gruppo c'erano 140 milioni di euro. Scoppiato lo scandalo, i clienti sono corsi a recuperare il proprio denaro lasciandone appena 16 all'arrivo del commissario giudiziale, che ha iniziato il suo incarico soltanto un mese più tardi.
L'ECCEZIONE
Ieri mattina l'avvocato Piero Barolo, legale di Luigi Compiano, ha sferrato un colpo all'accusa cercando di ottenere un nuovo stop al processo: a causa dell'indeterminatezza e della genericità del capo d'imputazione ne ha chiesto l'annullamento. Eccezione respinta dai giudici. In caso contrario si sarebbe dovuti tornare all'udienza preliminare. Invece il procedimento penale è entrato nel vivo, e il pubblico ministero ha chiesto che Luigi Compiano venga sentito in aula. Sarà l'ultimo dei testi, sempre che decida di parlare dopo quasi sette anni di silenzio.
Giuliano Pavan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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