Insulti, minacce di morte, e il suo volto in un mirino. Esattamente un anno fa, pochi giorni prima delle elezioni comunali, Andrea Altinier, spin doctor della campagna elettorale di Giovanni Manildo, in passato addetto stampa, per circa 10 anni, di Luca Zaia, ricevette un volantino minatorio sul quale, finora, è stato mantenuto il massimo riserbo. La missiva venne inoltrata alla sede del Partito Democratico da un mitomane che si spacciava per un sostenitore del Carroccio. Al professionista, esperto in comunicazione politica, vennero mosse insensate accuse di tradimento da un presunto leghista. «Se ti troviamo per Treviso ti sfregiamo il viso», «A Treviso non metterai più piede perchè comanderà la Lega. Farai il leprotto», «Qui non metterai più piede perchè comanderà la Lega» sono solo alcune delle frasi contenute nella missiva, chiusa con una foto di Altinier, tratta da Facebook, al centro di un mirino tracciato col pennarello. Il professionista presentò subito una segnalazione alle forze dell'ordine ma decise di non rendere pubbliche le minacce subite, per non contaminare l'imminente confronto elettorale. L'episodio però racconta molto bene i livelli di tensione raggiunti in città lo scorso anno. Livelli alzatisi ulteriormente durante in estate con la bomba piazzata al K3 ad agosto e, ora, con la busta recapitata ieri mattina a Ca' Sugana.
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