IL RITROVAMENTO
CASTELLO DI GODEGO «Non so cosa sia scattato nella testa

Domenica 21 Febbraio 2021
IL RITROVAMENTO
CASTELLO DI GODEGO «Non so cosa sia scattato nella testa di mio fratello Egidio. Era preoccupato e in ansia per la salute di suo figlio: temevano potesse avere una forma di autismo, ma mai avremmo pensato a un gesto del genere». Stefano Battaglia, fratello minore di Egidio, è ancora sotto choc. Non riesce a spiegare cosa possa essere successo ieri mattina nell'abitazione del fratello, toltosi la vita con un coltello da cucina dopo aver strangolato il figlio Massimiliano, di appena due anni e mezzo. Una famiglia unita quella dei Battaglia, tutti grandi lavoratori, nati e cresciuti a Castello di Godego. Papà Fortunato, ex dipendente della Breton, abita a poche decine di metri dall'appartamento di Egidio e della moglie Adriana Gargalic in via città dei Boves, dipendente di una cooperativa che si occupa del servizio mensa dell'ospedale di Castelfranco. E proprio a casa di Fortunato erano attesi Egidio e il piccolo Massimiliano. «C'eravamo sentiti solo un paio di giorni fa - racconta Stefano, che con il fratello condivideva la passione per il body building -, ma mi sembrava tranquillo e abbiamo parlato delle solite cose».
IL PRANZO DAL NONNO
Ieri, verso le 13, nonno Fortunato era andato a vedere cosa succedesse nell'appartamento del figlio Egidio. «Lo aspettava a pranzo, ma non si era fatto vedere, e così è andato a casa, ha messo le chiavi nella toppa, ma non è riuscito ad aprire - racconta il secondogenito -: era chiusa da dentro». È a quel punto che è arrivato anche Stefano. Padre e figlio hanno preso una scala e sono saliti sul terrazzino al primo piano dell'appartamento. Hanno capito subito che c'era qualcosa che non andava. «Abbiamo guardato dalla finestra e abbiamo visto il corpo di mio nipote - racconta sconvolto Stefano Battaglia -. C'erano anche delle chiazze di sangue». I corpi di padre e figlio erano uno accanto all'altro. Morti da chissà quante ore, probabilmente dal primo mattino. Assieme ai carabinieri di Castelfranco e del Nucleo investigativo di Treviso, poco dopo, è arrivata anche Adriana. Era corsa subito dall'ospedale. Lo choc è stato tale per lei, che i medici hanno dovuto sedarla e, dopo averla calmata, l'hanno trasportata in pronto soccorso, trattenendola in osservazione. Persino gli investigatori, molte ore più tardi, non hanno potuto avvicinarla se non per qualche breve minuti.
L'INCREDULITA'
Nel quartiere, conosciuto come lottizzazione Muson, sono tutti increduli. Egidio e Adriana sono sempre stati una coppia felice, e il piccolo Massimiliano era uno dei tanti bambini che giocano nell'enorme parco incastonato tra i condomini. «Vivace, come lo sono tutti, nessuno ci aveva mai parlato di problemi legati al suo stato di salute, che comunque non spiegherebbero lo stesso un gesto tanto efferato». Che la coppia fosse affiatata lo conferma anche Stefano: «Mio fratello e mia cognata erano in ottimi rapporti, erano molto uniti, non c'erano problemi di sorta». La depressione? «Nessun segno, neppure in passato». Eppure qualche ansia, Egidio l'aveva comunicata ai familiari. Forse senza far capire quanto fosse preoccupato per quello che vedeva come un problema insormontabile, nonostante la tenera età del figlio non potesse dar credito ad alcuna diagnosi, nemmeno sull'autismo, in quel momento troppo precoce. E comunque affatto inaffrontabile. Anzi.
IL RITRATTO
«Egidio era un uomo tranquillo, amava la sua famiglia racconta il fratello . Il lavoro c'era, mio fratello aveva anche delle passioni, la pandemia e i lockdown non li avevano colpiti più di quanto abbiano fatto con chiunque». Quel gesto tremendo che ha strappato la vita del 43enne e del piccolo Massimiliano resta inspiegabile anche per coloro che li conoscevano più di tutti gli altri: «Non ha mai lasciato trapelare di essere esasperato fino a questo punto. Lui è sempre stato un punto di riferimento per me, proprio per il suo carattere positivo e forte. Non riesco a trovare nessun modo per descrivere l'enormità dell'orrore che ci ha travolti. Per noi resta un gesto atroce senza un perché».
Vera Manolli
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Ultimo aggiornamento: 05:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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