IL RITRATTO
RESANA «Venite, c'è il corpo di un uomo in officina. È

Mercoledì 20 Giugno 2018
IL RITRATTO
RESANA «Venite, c'è il corpo di un uomo in officina. È precipitato dal soffitto. Potrebbe essere quello di un ladro». Un sospetto legittimo quello avanzato ieri mattina dai dipendenti dell'autofficina di via Roma. Avevano appena spalancato il portone del capannone e nessuno poteva essere entrato prima di loro. Doveva essere qualcuno che si era introdotto nella notte. Ma in cerca di cosa? Poi hanno visto il buco sul soffitto, sono arrivati i carabinieri e il mistero è stato chiarito: quel corpo non era di un ladro, ma del povero operaio della ditta accanto, Umberto Simioni, 45 anni, morto tragicamente mentre si occupava della manutenzione dell'impianto refrigerante.
IL SINDACO AMICO
«È per questo che ieri mattina si era alzato presto: per salire sul tetto e mettere a posto l'impianto. Il lavoro, dopo la famiglia, era tutto per lui». È una voce carica di sofferenza quella del sindaco Stefano Bosa. Il primo cittadino di Resana conosceva personalmente Simioni. Erano stati compagni di scuola. E ieri mattina, appena informato della tragedia, ha voluto raggiungere di persona il capannone di via Roma. Umberto Simioni lavorava qui, alla Europe meat, da circa un anno e mezzo. «Prima faceva il manutentore di caldaie, in modo autonomo, poi è stato assunto nell'azienda di carni, dove si occupava degli impianti». «Era un dipendente esperto, capace nel suo lavoro, e molto cauto: non riusciamo proprio a capire come sia potuto accadere» hanno riferito i colleghi guardando increduli il buco di un metro e mezzo apertosi sul soffitto dell'autofficina vicina dal quale è precipitato il 45enne dopo essere salito sul tetto. «Si era recato al lavoro presto, alle 7 - spiega ancora il sindaco - proprio per poter lavorare meglio e al fresco. Lui era attento anche a queste cose perché amava il suo lavoro e lo voleva fare bene». «Stava facendo la manutenzione delle celle frigorifere ed aveva dovuto salire sul tetto. Un lavoro usuale per lui, lo conosceva bene lo faceva spesso. Secondo noi una tragica fatalità perché era sempre molto attento». Attento sul lavoro ma anche attento ai rapporti tra colleghi, infatti gli impiegati spiegano: «La cosa che ci colpiva era che al mattino passava sempre in ufficio a salutarci. Non possiamo crederci che sia successo questa tragedia è che Umberto sia morto».
SOTTO CHOC
In seguito all'allarme lanciato dai meccanici dell'autofficina in via Roma è arrivata anche la moglie del 45enne, Annamaria Beltrame. Non ha retto lo choc: appena informata su quanto accaduto ha accusato un malore ed è stata immediatamente accompagnata in pronto soccorso. «La moglie di Umberto ha subito un forte choc: aveva tentato di contattare il marito e, non sentendolo, si era subito preoccupata. Aveva telefonato in ufficio, e lì hanno tentennato. Pare ci si stato un incidente le hanno detto». Lei ha preso subito la macchina (la coppia abita a San Marco con i figli Mattia 18, Nicole 15 e Sarà 12) intuendo che potesse essere qualcosa di grave. Una volta giunta sul posto ha visto il parapiglia ma nessuno che le comunicasse cose era successo visto che il dramma si era consumato nella parte di capannone in uso all'autofficina. «Ad un certo punto ho dovuto dirglielo io, e penso sia stata una delle cose più tremendamente difficili che mi sia capitato in tutta la vita» spiega con un filo di voce rotta dalla tensione il primo cittadino che ha visto morire un marito, un papà ma anche suo caro amico ed ex compagno di classe alle scuole medie.
Gabriele Zanchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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