IL RESTAURO
TREVISO Generalmente in primavera, verso aprile, viene rimossa la

Lunedì 22 Luglio 2019
IL RESTAURO
TREVISO Generalmente in primavera, verso aprile, viene rimossa la sabbia, tolto il telo protettivo, e il bel mosaico paleocristiano di via Canoniche torna ad essere visibile. Quest'anno per lui la stagione invernale è durata più del solito e solo all'inizio di luglio ha rivisto il sole. Ha impiegato qualche giorno di lavoro la restauratrice Paola Crucianelli e dal 5 luglio il raffinato pavimento a lato delle canoniche vecchie è nuovamente visibile.
AL LAVORO
«Si è trattato di un intervento di manutenzione - ha spiegato la restauratrice - con la rimozione dei teli e della sabbia con cui ogni autunno viene ricoperto il mosaico per la stagione invernale, è stata ripulita l'area e, in alcune zone, sono stati effettuati interventi localizzati per rimuovere il muschio che si era creato. Si era staccata una tessera e sono stati quindi eseguiti interventi di incollaggio, ma il pavimento musivo è in buone condizioni, e si è conservato così bene proprio grazie alla copertura stagionale che lo salvaguarda da intemperie, gelo ed eventi atmosferici».
LA STORIA
A seguito di lavori di ricostruzione alle vecchie canoniche, nel 1967 riaffiorò, un metro sotto il piano stradale della via, il raffinato mosaico di età tardo romana, datato al IV secolo. Una superfice circolare di una decina di metri di diametro che permette di riconoscere il pavimento di un edificio a pianta centrale, forse la primitiva aula battesimale di Treviso. Anche se è giunto frammentario, è stato possibile ricostruire interamente il suo schema con un grafito sul cemento, visibile nelle parti in cui mancano le tessere. Fasce concentriche disegnate da cornici di nastri tortili ospitano coppie di delfini dalle code intrecciate a un tridente, nella fascia più larga, tra i viticci abitati da uccelli si nascondono amorini e una testa femminile inghirlandata, mentre nella parte centrale sembrano galleggiare animali marini.
FUTURO
Fino a quando resterà visibile? «A novembre dovrà essere coperto - sottolinea la Crucianelli - io avevo proposto alla Soprintendenza, facendo riferimento anche alla mia esperienza lavorativa nella zona archeologica di Este, dove vi sono delle domus, di adottare al posto della sabbia una copertura con sacchi zavorra messi sotto la rientranza della muratura perimetrale, cioè sacchi pieni di sabbia che bloccano i teli. E magari sovrapporre alla copertura una bella riproduzione del mosaico così da lasciarne memoria visibile anche nel periodo invernale». Questa proposta, assieme ad altre ipotesi come quella di una copertura stabile in vetro trasparente avanzata dal comune, sono sul tavolo degli uffici della Soprintendenza Archeologica di Padova a cui spetta la decisione ultima.
Chiara Voltarel
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