IL QUARTIERE
SILEA Le urla e poi un colpo di fucile. Non un suono insolito nelle

Lunedì 20 Maggio 2019
IL QUARTIERE SILEA Le urla e poi un colpo di fucile. Non un suono insolito nelle
IL QUARTIERE
SILEA Le urla e poi un colpo di fucile. Non un suono insolito nelle campagne di Silea, tanto che in molti ieri mattina hanno pensato a un cacciatore. Ma chi abita in via Nerbon ha subito intuito che era successo qualcosa di grave. «Li abbiamo sentiti discutere e poi c'è stato lo sparo. Le liti erano continue ma non ci saremmo mai aspettati un epilogo del genere». I vicini di casa di Giovanni Padovan e Paolo Tamai non nascondono che gli screzi tra i suocero e genero andavano avanti ormai da decenni. Si fatica persino a risalire alle origini di un rancore mai sopito che degenerava sempre più spesso. «Conosco Giovanni, siamo cresciuti insieme, io abitavo proprio qui vicino: non so il motivo, non mi intrometto negli affari degli altri, ma le baruffe erano continue, da sempre, dal primo giorno che si sono conosciuti» conferma Camillo Toffolo, un anziano del quartiere cresciuto e vissuto per tutta la vita in via Nerbon. In pochi però hanno un'idea precisa di cosa avesse incrinato insanabilmente i rapporti. Di certo c'era il carattere difficile del novantenne, sempre più intransigente e severo. +«È sempre stato così - racconta sconsolato Ilario Tamai, cugino della vittima -. Litigavano per ogni cosa, per il cane che abbaiava troppo forte o per altre questioni di poco conto. Non capisco però come mai Giovanni avesse ancora quel fucile, so che doveva disfarsene, ma evidentemente nessuno si è mai occupato della cosa». Il 91enne, nonostante gli anni, deteneva regolarmente un doppietta con la quale, in passato, andava a caccia per le campagne. «È sempre stata una sua passione - confermano i vicini -, ma non sapevamo ce l'avesse ancora».
LA CASA DI FAMIGLIA
Tra i conoscenti c'è però chi avanza un'ipotesi legata a un dissidio recente relativo a un questione di eredità. «Paolo voleva che gli fosse intestata la casa, ma Giovanni non era d'accordo» ha detto un vicino di casa senza voler aggiungere altro. L'ipotesi, al momento, non sembra trovare conferme nelle testimonianze raccolte dagli inquirenti. L'impressione, in ogni caso, è che le divergenze legate agli affari economici della famiglia fosse solo uno dei tanti motivi che alimentavano un astio legato a incompatibilità caratteriali: Padovan, stando anche ai racconti che la vittima ha fatto nel tempo al suo amico e socio Marino Giacomin, non era mai stato accettato dal suocero, il cui carattere difficile aveva comunque creato degli attriti anche con altri familiari e conoscenti.
LO CHOC
Ieri mattina, di fronte al dispiegamento di carabinieri e poliziotti arrivati in via Nerbon, sono stati in molti, nonostante la pioggia battente, ad avvicinarsi all'abitazione di Padovan e Tamai, le cui proprietà sono divise solo da un muro e da una recinzione da giardino. «Non sapevamo nemmeno avesse un fucile da caccia - racconta una signora -. Quando abbiamo sentito il colpo abbiamo pensato a un cacciatore, poi sono arrivate diverse pattuglie e ci siamo resi conto che era successo qualcosa di terribile. Non ce lo saremmo mai aspettati. Lui si era chiuso in casa, ma alla fine ha aperto e lo hanno portato in caserma. Tutti qua sono a conoscenza dei rapporti tesi con il genero, ma nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe andata a finire in questo modo».
A.Belt
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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