IL QUADRO
TREVISO Dopo la grande paura per il coronavirus, gli isolamenti e purtroppo

Lunedì 14 Giugno 2021
IL QUADRO
TREVISO Dopo la grande paura per il coronavirus, gli isolamenti e purtroppo anche i lutti, adesso è iniziata una nuova era per le 56 case di riposo trevigiane. Oggi sono totalmente Covid-free. Il 90% delle strutture permette ai familiari e agli anziani di scambiarsi una carezza e di tenersi per mano. Sempre indossando la mascherina Ffp2, ma senza più barriere in plexiglas. La procedura scatta quando si è in presenza di familiari e anziani entrambi vaccinati con la doppia dose anti-Covid, quando chi entra nelle strutture può esibire il certificato medico di guarigione dal coronavirus entro 6 mesi e quando i diretti interessati si sono sottoposti al tampone rapido o molecolare con risultato negativo nelle 48 ore precedenti. Solo in 6 case di riposo non sono ancora consentiti i contatti fisici. Ma anche qui ci si sta lavorando.
LA RIORGANIZZAZIONE
I percorsi sono stati messi nero su bianco nei piani organizzativi condivisi con l'Usl. Quasi tutte le case di riposo ora hanno dato il via libera agli incontri anche all'interno. Il discorso si fa più delicato per quanto riguarda gli accessi di parenti e amici direttamente nei nuclei di degenza. Sono dieci le case di riposo trevigiane nelle quali è ancora vietato. Tra queste l'Israa di Treviso, che con i suoi 850 anziani residenti è l'Ipab più grande del Veneto. Di contro, però, si riapre la possibilità delle uscite programmate da parte degli anziani. In 21 rsa sono già possibili. Anche alla luce dell'avanzare della campagna vaccinale anti-Covid, il lungo periodo di isolamento forzato volge progressivamente al termine. «Dopo 14 mesi di sacrifici, si torna a respirare aria di normalità spiegano dalla casa di riposo Villa Tomasi di Spresiano e dai centri servizi Prealpina e Binotto di Cavaso del Tomba grazie al Green pass, gli anziani e i propri cari hanno ritrovato un clima di fiducia e di grande serenità per il futuro».
GLI ABBRACCI RITROVATI
Alle prime carezze dopo quasi un anno e mezzo è difficile trattenere le lacrime. Come quelle di Giovanna, figlia di Maria, 92enne ospite di una struttura del gruppo Prealpina tornata a sfiorare la mano della figlia senza protezioni dopo 1 anno, 2 mesi e 27 giorni. «Quando ho ricevuto la telefonata per poter fissare un appuntamento in presenza mi sono venute le lacrime agli occhi: non ci potevo credere racconta Giovanna appena ho rivisto mia mamma mi sono tremate le gambe». «Nel marzo dell'anno scorso nessuno aveva gli strumenti per comprendere la portata di quel che stava accadendo. Oggi possiamo certamente convenire che la chiusura alle visite è stata una misura necessaria sottolinea Giuseppe Franceschetto, ad del gruppo Prealpina servirà ancora del tempo per tornare alla normalità che conoscevamo prima dell'epidemia. Ma ci rassicura poter riprendere la vita vera nelle nostre residenze cominciando dall'aspetto più importante per i nostri ospiti: la relazione diretta con i propri affetti». Oggi non più nemmeno un positivo al Covid nei centri residenziali della Marca. «Su un totale di 16.663 persone tira le fila l'Usl non c'è più nemmeno un positivo al coronavirus». È la fine di un incubo.
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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