Il prefetto: «Ci aspettano sei mesi difficili, ma la scuola non va fermata»

Giovedì 24 Settembre 2020
L'INTERVISTA
TREVISO «I test rapidi sono ad oggi l'unico modo per evitare il blocco delle attività didattiche e produttive. Siamo al fianco dell'Usl: dobbiamo cercare di fare in modo di isolare i positivi senza tenere in quarantena classi intere». Due giorni fa il Prefetto di Treviso ha incontrato i vertici dell'azienda sanitaria, amministratori e forze produttive. «Ma il caso delle aziende è, in qualche misura, il caso delle scuole. Così come non possiamo più permetterci di fermare le attività produttive, non possiamo bloccare classi intere».
Prefetto Laganà, avete pensato di organizzare un tavolo di concertazione ad hoc per la scuola?
«C'è stato un tavolo convocato prima della pausa estiva con la conferenza dei sindaci e il Provveditorato. Lì la dottoressa Sardella ci aveva anticipato un quadro confermato poi nei mesi successivi. Abbiamo lavorato sulla logistica: consegnare gli stabili in condizioni adeguate secondo i protocolli di sicurezza. E direi che la situazione è abbastanza soddisfacente. A livello locale tutti hanno dato il massimo contributo».
La situazione delle cattedre è invece drammatica...
«Purtroppo i ritardi sono cronici. I dirigenti avevano evidenziato le nuove esigenze di organico, queste erano state veicolate a Roma. Ci troviamo come sempre a gestire dei vuoti. Il problema è il reclutamento degli insegnanti. Quest'anno aggravato sia per il numero di persone in più che servivano, sia perchè ci sono stati problemi nelle graduatorie: i candidati hanno gonfiato i requisiti. Noi siamo disponibili ma non abbiamo strumenti per sostituirci. Mancando i docenti tutto si blocca: il Provveditore contava di riuscire a completare la rosa dei docenti per i primi giorni di scuola. Purtroppo non è così».
La Prefettura è in stretto contatto con il Provveditorato?
«Il contatto è bisettimanale con la dottoressa Sardella. Ma se nell'emergenza di spazi e sedi abbiamo potuto agire in maniera più diretta, sul fronte delle graduatorie non possiamo che ripetere inviti e auspici. Vigiliamo sulla questione contagi, cercando di applicare dinamiche già in essere nelle emergenze aziendali».
Tamponi rapidi: qual è la strategia per poter evitare di mettere intere classi in quarantena?
«Due giorni fa abbiamo avuto un incontro con le aziende. La questione è similare, non si possono fare i tamponi prima. Ma appena c'è un segnale si fanno i tamponi rapidi per isolare i positivi e non fermare le attività. Anche il nostro direttore generale sta cercando di mediare con il ministero per ottenere nuove indicazioni».
Quale il pericolo maggiore oggi?

«Che si blocchi di nuovo tutto. O che funzioni a singhiozzo, penso alla scuola. Il virus per fortuna è asintomatico. L'optimum sarebbe isolare il positivo senza bloccare tutta la classe. Nelle aziende ci sarà presto un vademecum stilato dall'azienda sanitaria. Bisogna spingere sui tamponi rapidi per gestire il contagio consentendo di mantenere attive scuola e attività economiche».
I primi segnali per la scuola sono complicati però..
«La scuola sta soffrendo: il livello di responsabilità e anche di senso civico sono più variabili, anche a seconda delle età, la dialettica tra genitori e docenti è più delicata. La verità è che all'interno delle aule si verificano pochissime infrazioni. Il virus viene da fuori».
Cosa spera per i prossimi mesi?

«Mi auguro che sul fronte scolastico si ingrani e che si acquisisca la capacità di gestire in modo normale una situazione eccezionale. Spero che il mondo della scuola trovi una serenità pur nella consapevolezza che ci attendono ancora almeno 6 mesi di emergenza, se valgono le previsioni confermate anche dal direttore generale che non ce la caveremo prima della primavera 2021».
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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