Il prefetto alza la guardia «Presenza inquietante»

Giovedì 21 Novembre 2019
IL PREFETTO
TREVISO «Non so se sia vero ma se lo fosse, sarebbe grave e darebbe il segno della tracotanza di un personaggio ricercato ovunque e che non smette di girare il Paese». Il prefetto Maria Rosaria Laganà fa fatica a commentare. Preferisce il basso profilo. Ha appreso delle dichiarazioni fatte dal collaboratore di giustizia Emanuele Merenda e ha letto con un certo sconcerto la rivelazione del soggiorno di Matteo Messina Denaro a Salgareda, ospite di una cantina. La notizia è di quelle che fanno clamore, da maneggiare con cura sia per il calibro del protagonista, sia per le conseguenze che si porta dietro. Sapere che il capo dei capi, uno dei latitanti più ricercati al mondo, sia stato di passaggio nella Marca, provoca una certa apprensione. «Sinceramente non saprei cosa dire -precisa il prefetto - se vera sarebbe una notizia molto triste. Ma è anche vero che è basata sulla dichiarazione di un collaboratore di giustizia e quindi va valutata con molta prudenza. Non è la prima volta che sentiamo un pentito dire una cosa che poi, però, non trova riscontri e verifiche. Cautela quindi: al momento abbiamo di fronte solo qualcosa di evanescente».
CONSAPEVOLEZZA
La storia di Messina Denaro è fatta di misteri, sangue e morte. Il boss è ritenuto una figura chiave della stagione delle stragi di mafia. Ha preso il posto ai vertici di Cosa Nostra dopo il declino di Totò Riina. Da oltre vent'anni è un fantasma inseguito in tutta Italia e all'estero, il suo nome apre la lista dei latitanti più ricercati. Si dice che abbia anche fatto un intervento per modificare i connotati del volto. E apprendere che potrebbe aver passato un periodo anche nella Marca è qualcosa di inquietante.
PRUDENZA
«Ripeto - continua il prefetto - è la versione di un pentito, va trattata con cautela e verificata dagli esperti che. Le dinamiche che guidano i collaboratori di giustizia sono particolari, bisogna conoscerle bene. Aspettiamo la fine dell'inchiesta sulle infiltrazioni mafiose a Eraclea, non c'è molto altro da dire». Il prefetto però elenca alcuni suoi dubbi: «È difficile che un latitante si muova in questo modo. Perché poi sarebbe dovuto venire nella Marca? Per quale ragione? È strano vedere i capi-bastoni calare personalmente su territori lontani. In Veneto parliamo poi di infiltrazioni mafiose più sottotraccia. Ma vedremo a che conclusioni arriverà la Magistratura, al momento possiamo solo fare congetture a titolo personale». E poi il timore: «Se un latitante del genere si potesse muovere con tanta libertà, sarebbe grave. Anche questo è un altro elemento che ci deve spingere a usare molta cautela. Per questo l'unica cosa sensata da dire è: aspettiamo la fine dell'inchiesta e tutto sarà molto più chiaro».
P. Cal.
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