IL PERSONAGGIO
GODEGA I guai giudiziari di Gabriella Brugnera sono iniziati sette

Mercoledì 12 Febbraio 2020
IL PERSONAGGIO
GODEGA I guai giudiziari di Gabriella Brugnera sono iniziati sette anni fa. Era l'aprile del 2013 quando Remo Perin, titolare della Art Serf di Vazzola, assistito dall'avvocato Guido Galletti aveva sporto denuncia contro la sua ex dipendente. Nessuno si era accorto che negli ultimi anni si era indebitamente messa in tasca oltre 750mila euro, facendoli sparire dalle casse della società. Controllando il destinatario di un bonifico, Perin notato che quel nome gli suonava strano. «Ma a chi stiamo pagando tutti questi soldi?» si era chiesto. Una domanda senza risposta, visto che conosceva la stragrande maggioranza dei clienti e dei fornitori. Immediati erano scattati i controlli dai quali è emerso che i pagamenti a fornitori inesistenti e senza l'emissione di fatture erano innumerevoli. In due giorni è saltata fuori una cifra colossale: 750mila euro. Cifra che è poi lievitata approfondendo l'indagine, portando l'ammontare del denaro fatto sparire tra i 5 e i 7 milioni di euro complessivi. Denaro che avrebbe utilizzato per sostenere normali spese come ad esempio l'arredamento dello chalet a Borca di Cadore, il rinfresco di laurea del figlio o le gomme da neve per la sua auto. Ma anche per acquistare abiti di lusso, non compatibili con il suo stipendio da dipendente.
IL SISTEMA
Per farlo, secondo quanto sostenuto dalla Procura di Venezia, competente per il tipo di reati contestati, Gabriella Brugnera avrebbe aggirato il sistema informatico dell'azienda effettuando pagamenti, in modalità home banking o tramite assegni, a se stessa, a una società della quale era socia, ma anche ai figli di primo letto, ai fratelli e al nuovo compagno. Soldi usati anche per acquistare case e azioni di una delle aziende del gruppo Perin (la Lamec). Operazioni che la Brugnera avrebbe perfezionato in qualità di addetta alla contabilità e alla gestione dei rapporti con le banche, utilizzando codici e password delle società. Il pm veneziano Paolo Mossa, sulla base delle prove raccolte dalla Finanza, ha formalizzato le accuse di interferenza illecita in un sistema informatico, falso e truffa, iscrivendo nel registro degli indagati anche tutti gli appartenenti alla sua famiglia.
LA CONDANNA
Finita a processo, Gabriella Brugnera era riuscita a trovare un accordo con il pm patteggiando due anni di reclusione e ottenendo la sospensione condizionale della pena. Diverso il destino dei familiari: per il reato di truffa sono stati condannati a due anni di reclusione i figli Andrea e Federico De Carlo, e a un anno e sei mesi il fratello Quirino. Assolti invece il compagno Andrea Raccanelli e la sorella Pierina Brugnera. Per le accuse di falso e accesso abusivo a un sistema informatico erano invece stati tutti assolti.
G.Pav.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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