Il nuovo bando ristretto cambia tutto servizi essenziali e niente corsi di lingua

Martedì 12 Novembre 2019
LE REGOLE
TREVISO Un bando più asciutto, alleggerito da tanti servizi ritenuti non necessari e con i contributi destinati ai singoli richiedenti asilo ridotti da 35 euro a testa a 21. E l'aspetto economico è forse il tratto principale del nuovo corso per l'assistenza ai profughi varato da decreti Salvini. Il capitolato messo in appalto e sottoscritto dalle cooperative assegnatarie, non prevede più l'obbligo di istituire corsi di lingua, di garantire percorsi di studio, di organizzare attività di integrazione. Restano invece i vincoli legati al vitto, all'alloggio, all'assistenza sanitaria, psicologica e tutto quello che riguarda l'aspetto legale.
LE RIMOSTRANZE
Da novembre questo cambio di strategia nel sistema dell'accoglienza ha portato alla scomparsa di alcuni protagonisti e all'emergere di nuove cooperative che, seppure con meno risorse, hanno comunque accettato la sfida di dare ai ragazzi in attesa di sapere se il loro futuro potrà essere in Italia o in Europa, un'assistenza all'altezza. Le polemiche ovviamente non si sono mai spente. Già a marzo, quando il ministero dell'Interno ha illustrato i nuovi binari su cui si sarebbe mossa l'accoglienza, ci furono proteste e rimostranze assortite. La Caritas, per prima, annunciò l'intenzione di non partecipare più ai bandi ma precisando che non avrebbe mai lasciato per strada nessuno: «Cercheremo di non lasciare a casa nessuno - aveva rimarcato don Roberto Camilotti della Caritas vittoriese nel corso di una conferenza stampa piuttosto animata - e sicuramente vedremo di intercettare nuove linee di aiuto, ad esempio i corridoi umanitari. Ma è indubbio che il nuovo Decreto è un colpo durissimo per chi crede in un modello diverso di accoglienza». Critiche al decreto Salvini arrivarono anche da altri pilastri dell'accoglienza, come la cooperativa La Esse, da sempre molto presente nel territorio: «Con questi numeri - dissero nei giorni in cui le regole dei bandi venivano radicalmente cambiate viene meno il percorso di integrazione: sparisce l'insegnamento di italiano, e si pensa unicamente alla custodia». Ma le scelte sono state differenti. C'è chi, pur non condivedendo i nuovi criteri, ha fatto di necessità virtù. Abdallah Khezraji, presidente della cooperativa Hilal che ha dato una grosso mano per tenere sotto controllo il fenomeno dei migranti sia nel capoluogo che a Mogliano, in quel periodo ha candidamente ammesso di partecipare ugualmente per poter continuare a garantire i posti di lavoro.
CRISI EVITATA
Le novità insomma non hanno accontentato nessuno, ma Treviso ha però evitato la crisi che invece altri province sono state costrette ad affrontare come, tanto per fare un esempio, Padova: quella di non riuscire a trovare tutti i posti necessari per i richiedenti asilo presenti nonostante i numeri ridotti rispetto agli anni della crisi, delle corriere che ogni giorno depositavano nella Marca decine di disperati reduci dagli sbarchi in Sicilia. La Prefettura aveva chiesto 978 posti e li ha trovati tutti. E adesso la seconda fase dell'accoglienza può cominciare.
P. Cal.
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