Il giudice: «Possono uccidere ancora»

Martedì 23 Luglio 2019
L'UDIENZA
Un rapporto patologico, di reciproca soggezione psicologica, che le rende pericolose. Il gip Piera De Stefani, al termine dell'interrogatorio di garanzia di ieri mattina, ha confermato la custodia cautelare in carcere per Patrizia Armellin e Angelica Cormaci, 57 e 24 anni, arrestate per l'assassinio di Paolo Vaj, 57enne compagno della Armellin, preso a bastonate e soffocato con un cuscino giovedì notte a Serravalle. Per il magistrato sussistono gravi indizi di colpevolezza così come il pericolo di reiterazione del reato (stante il rapporto di soggezione psicologica) e di inquinamento probatorio. Esclusa la scriminante della legittima difesa. «Era ubriaco, l'ho fatto per difendere mamy» aveva detto Angelica in prima istanza agli inquirenti sostenendo di essersi intromessa nella coppia durante una lite scoppiata in casa, al termine della quale Paolo avrebbe colpito con un ceffone la 52enne, facendola barcollare. Il motivo della discussione, stando a quanto emerso, era del tutto banale. Paolo giovedì sera voleva uscire a bere ma non poteva guidare: la patente gliel'avevano ritirata per guida in stato d'ebbrezza. Così pretendeva che fosse Patrizia ad accompagnarlo, ma lei non voleva saperne. Da qui la furibonda lite degenerata nell'omicidio del 57enne.
IL COLTELLO
Nella ricostruzione fornita dalle due donne spunta un nuovo elemento: il coltello a serramanico di Paolo, impugnato dal 57enne nella seconda fase dell'aggressione. Si perchè la lite si sarebbe svolta in due distinti momenti. Il primo nella camera da letto della coppia. È qui che Angelica avrebbe colpito alla testa Paolo con il bastone di legno dopo che quest'ultimo aveva tirato un ceffone a Patrizia. Il colpo però non lo tramortisce, non perde i sensi. Paolo si siede sul letto, chiede un bicchiere d'acqua e una sigaretta. La situazione sembra calmarsi. Così le due donne vanno nella cameretta di Angelica, ma dopo qualche minuto Paolo le raggiunge e le minaccia. «Stasera vi ammazzo tutte e due» dice impugnando il suo coltellino a serramanico con lama di 9 centimetri (che figura tra gli oggetti posti sotto sequestro). Poi si scaglia su Patrizia, la prende per i polsi e Angelica interviene nuovamente in difesa dell'amica, che considera come una mamma, facendolo cadere sul divano letto. Lui non molla la presa, e a quel punto la 24enne afferra istintivamente il cuscino (di circa 65 centimetri) e lo piega sul volto dell'uomo, che muore soffocato.
I DUBBI
Sono le 2.20 quando Angelica chiama i soccorsi: «C'è stata una lite, un uomo è morto» dice ai carabinieri, che il pomeriggio successivo, dopo un primo ricovero in pronto soccorso, arrestano sia lei che Patrizia per omicidio volontario in concorso. Secondo gli inquirenti, nonostante le prime ammissioni, ci sono ancora molti elementi che non tornano nella ricostruzione di quanto accaduto fornita dalle due donne, che viene considerata fumosa e lacunosa. I dubbi riguardano soprattutto la tempistica tra le due fasi della lite: il sospetto è che la telefonata ai carabinieri sia stata fatta molto più tardi rispetto all'omicidio. Inoltre pare strano che due donne, una fragile e minuta, l'altra giovanissima, siano riuscite a prevalere su un uomo del peso di quasi 100 chili. Per questo la Procura ha disposto, oltre all'esame autoptico, dei test tossicologici sul corpo della vittima.
SCENA MUTA
Dopo le prime dichiarazioni in caserma, ieri mattina Patrizia Armellin e Angelica Cormaci, rispettivamente difese dagli avvocati Marina Manfredi e Stefania Giribaldi, sono rimaste in silenzio davanti al giudice. Si sono avvalse della facoltà di non rispondere. Una scelta comprensibile da parte della difesa in attesa di quanto emergerà mercoledì dall'autopsia.
Alberto Beltrame
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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