IL FOCOLAIO
TREVISO Altri sei casi di positività registrati nel focolaio

Giovedì 22 Ottobre 2020
IL FOCOLAIO
TREVISO Altri sei casi di positività registrati nel focolaio della Madonnina. E ora l'attenzione si posa su tutti i familiari dei lavoratori, che dovranno a loro volta sottoporsi a tampone. L'azienda sanitaria sta procedendo infatti a stilare la lista dei contatti più stretti, nella speranza che il contagio non si sia già allargato. Lo screening al dipartimento di prevenzione di Treviso è stato concluso ieri. Su un totale di 190 dipendenti sottoposti a tampone sono risultate positive 15 persone. Ai 9 casi riscontrati martedì (sulle prime venti testate dopo che un operatore del servizio Igiene e sanità pubblica aveva accusato i primi sintomi, ndr) si sono aggiunte altre cinque persone che hanno effettuato il test ai Covid point e una sesta che si era invece sottoposta allo screening effettuato ieri sui restanti 170 dipendenti della Madonnina. Il focolaio, almeno per quanto riguarda i lavoratori del centro tamponi di tamponi di Treviso, pare essere già circoscritto, anche se è in corso il contact tracing sui contatti stretti dei positivi.
IL QUADRO
A preoccupare era stato il fatto che i primi nove casi non riguardavano un solo settore. E infatti i 15 positivi sono distribuiti: 5 in medicina legale, 5 al servizio igiene e sanità pubblica, 3 al servizio igiene degli alimenti e della nutrizione e 2 allo Spisal. «I dati dello screening portato a termine ieri, con un solo positivo su 170 dipendenti testati, confermano la tesi secondo cui il cluster ha un'origine esterna al dipartimento ha precisato il direttore, Stefano De Rui -. Per quanto riguarda l'attività della Madonnina non ci sono stop: prosegue in modo regolare e invito tutti gli utenti alla massima tranquillità. I contatti con il personale, peraltro per la quasi totalità negativo, sono brevi e non comportano alcun rischio di contagio, considerato anche l'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale. A seguito dei casi rilevati - conclude Rui - abbiamo effettuato per massima precauzione anche una sanificazione straordinaria di tutti i locali». L'ipotesi di blocco delle attività è dunque scongiurata, come peraltro già sottolineato martedì dal direttore generale dell'Usl 2, Francesco Benazzi.
I TIMORI
Ad avanzare una certa preoccupazione per quanto accaduto al dipartimento di prevenzione di Treviso è la struttura della funzione pubblica della Cgil. Il timore è che, per colpa delle quarantene, si finisca per essere a corto di personale. «Più si è esposti e più aumenta il rischio di essere contagiati dal coronavirus. Il problema ora è che le quarantene si inseriscono in un quadro del personale del dipartimento di prevenzione che registra già gravi carenze - avverte Sara Tommasin della Fp Cgil di Treviso - Si fatica a reperire personale. Non si può non tener conto che il focolaio scoppiato due giorni fa aggrava una situazione che risulta già precaria. Tra l'altro in un settore oggi delicatissimo e importantissimo. Per questo siamo fortemente preoccupati. In tutto deve ancora essere risolto il nodo degli screening periodici sul personale in servizio - aggiunge Tommasin - l'azienda sanitaria riferisce che sta attendendo linee guida operative. Ma in una situazione del genere non si può aspettare delle indicazioni. Stiamo parlando della salute dei lavoratori e, di riflesso, di quella di tutti i cittadini».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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