IL DIBATTITO
TREVISO La Pastorale della Diocesi di Treviso si schiera a fianco

Martedì 20 Agosto 2019
IL DIBATTITO
TREVISO La Pastorale della Diocesi di Treviso si schiera a fianco del vescovo Gianfranco Agostino Gardin sui rapporti fra religione e politica. Anche in questo caso il leader della Lega Matteo Salvini non viene citato (come aveva fatto il vescovo a ferragosto, durante la cerimonia del cero), ma i riferimenti a lui - in negativo - sono chiari ed evidenti, fin dall'inizio: «Da tempo, soprattutto a causa di una continua e martellante propaganda, pare che i valori della bontà e della speranza non debbano essere più praticati. La paura come sentimento e la forza come auspicio sembrano ormai i tratti distintivi di questa società. Soprattutto perché ogni giorno molti vengono convinti, sovente senza alcun motivo valido, che come cittadini siamo minacciati da molte cose, soprattutto dallo straniero. Numeri alla mano questa minaccia non esiste, ma questa evidenza conta poco per chi è convinto del contrario e non sente e non vuole sentire ragioni». E alla fine è altrettanto chiaro il riferimento ai rosari spesso sventolati da Salvini: «I grandi principi sembrano quasi essersi arresi di fronte allo sbraitare di paure, spesso artificiose, e all'agitare simboli, purtroppo anche di fede, come feticci identitari».
LA TRASFORMAZIONE
Prosegue il documento della commissione per la Pastorale sociale e lavoro: «Questi territori che sempre sono stati operosi, accoglienti, disponibili all'aiuto si stanno sempre più chiudendo in sé stessi, al punto che sempre più frequente si avverte la paura degli altri (chiunque), accompagnata dall'auspicio che intervenga qualcuno che risolva tutto con forza. Così diverse componenti delle nostre comunità ecclesiali vivono una sorta di imbarazzo. Da una parte la fedeltà ai valori del Vangelo, con la loro forza e profezia, e dall'altra il sentire diffuso che sempre più offusca la limpidezza delle parole di Gesù: Ho avuto fame, sete, ero straniero, nudo, malato, in carcere».
LA PREOCCUPAZIONE
«In questo misto di chiusura e individualismo - aggiunge la commissione - non dobbiamo sottovalutare, inoltre, quello che chiamiamo inverno demografico. Esso sarà sempre più evidente mano a mano che la nostra popolazione locale, inesorabilmente, invecchierà senza ricambi di nuove generazioni che possano riaprire a speranze e nuove prospettive. È auspicabile che ognuno a voce alta chieda la fine di questa stagione di semina di paura, la quale certamente rischia di creare seri problemi sociali e, in prospettiva, avrà ripercussioni pesanti sullo sviluppo anche economico di questo territorio».
IL SUGGERIMENTO
«Sviluppo possibile - prosegue la Pastorale - quando può mettere radici sulla fiducia nel futuro, sull'intraprendenza di molti instancabili imprenditori e lavoratori e non di pochi potentati. Sulla capacità della politica di saper accogliere e fare sintesi delle richieste della gente e in quella delle comunità civili e religiose di essere guida e di indicare e testimoniare i valori universali della comunità. Papa Francesco nella Laudato si' scrive: La grandezza politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine. Il potere politico fa molta fatica ad accogliere questo dovere in un progetto di Nazione». (r.t.)
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