IL CONFRONTO
PIEVE DI SOLIGO Un coltello, un incontro casuale, nessun motivo

Giovedì 24 Giugno 2021
IL CONFRONTO PIEVE DI SOLIGO Un coltello, un incontro casuale, nessun motivo
IL CONFRONTO
PIEVE DI SOLIGO Un coltello, un incontro casuale, nessun motivo apparente. A tre mesi dall'aggressione di Marta, la studentessa accoltellata a Mogliano da un quindicenne, l'omicidio di Elisa. E in entrambi i casi nessun rapporto di conoscenza tra vittima e aggressore, la brutale violenza in un luogo appartato e l'accoltellamento feroce. Marta Novello salvata da due operai, Elisa Campeol sola in un luogo troppo isolato per ricevere aiuto immediato. Non saranno due storie gemelle, ma le inquietudini che accompagnano il caso della studentessa aggredita a Mogliano Veneto sono quelle che ritornano puntali nel caso del femminicidio di Moriago. «È presto per poter dare risposte, anche se la mente di fronte a fatti inspiegabili ha bisogno di costruire teoremi - conferma Fortunata Pizzoferro, vicepresidente trevigiana dell'ordine degli psicologi del Veneto - Tuttavia si può ipotizzare che diversi mesi di vita lontani dalle persone reali portino a vivere in una condizione bidimensionale, dove i personaggi muoiono e poi si rialzano, come se si trattasse di un videogioco».
IL PRECEDENTE
«Mi ricordo che ero andata a correre, che un tizio mi ha avvicinata e voleva dei soldi. Mi ha parlato, io gli ho risposto. E poi mi ricordo che aveva un coltello: mi ha colpita, c'era sangue». Momento per momento, così Marta Novello ha ripercorso l'aggressione subita in località Marignana. Nonostante il coma, le operazioni per ricucire il corpo e il suo viso straziati dalle coltellate. Nonostante il disorientamento, il dolore lancinante, lo choc nel sapere che prima o poi dovrà vedere gli effetti dello scempio su se stessa, nonostante i farmaci che annebbiano i sensi, Marta è sempre rimasta lucida. E ha raccontato la sua verità. Alla presenza del pm del Tribunale dei minori Giulia Dal Pos, dei carabinieri di Treviso e degli esperti del Reparto analisi criminologiche dell'Arma, la 26enne ha passato in rassegna tutte le tappe della giornata. A partire dagli amici con cui aveva cercato di accordarsi per una corsa in compagnia, come tante altre volte, ma che quel giorno non avevano potuto accompagnarla. Poi la scelta di andare da sola, in quella via molto frequentata, in pieno giorno e poco lontano da casa. E poi la corsa, fino all'incontro micidiale: «So che sono stata aggredita, mi ha detto che voleva il mio portafoglio, mi ha accoltellata». Dettagli crudi, scolpiti nelle memoria come le coltellate sulla pelle. Così la studentessa scampata alle coltellate del 15enne, ha ribadito di non conoscere il suo aggressore. E sul caso stanno continuando a indagare i profiler del Reparto analisi criminologiche, carabinieri specializzati che attraverso le parole della vittima costruiranno un profilo criminologico del 15enne. Oggi la studentessa moglianese sta correndo lungo il cammino della guarigione. Nel frattempo nel carcere minorile di Santa Bona continua il percorso terapeutico del 15enne, affiancato da terapeuti e specialisti, le cui valutazioni arriveranno in Procura insieme al profilo psicologico degli esperti romani.
I PARALLELISMI
Sulle presunte assonanze tra i due casi Fortunata Pizzoferro invita alla cautela. «Non esiste una spiegazione logica per certi fatti purtroppo, ma il bisogno della nostra mente è quello di dare una forma anche alle cose impensabili. Pensiamo a Erika e Omar, che hanno sterminato la famiglia. Questo per dire che due casi non fanno una statistica. Poi magari una spiegazione c'è. Ma al momento è un po' presto per trovare delle comunanze». Resta il fatto che in tre mesi un territorio considerato tranquillo si trova a dover gestire un quasi femminicidio e un femminicidio. E sono sempre le donne a morire. «Potremmo anche ipotizzare che diversi mesi di vita lontano dalle persone reali, ci hanno fatto vivere in una condizione bidimensionale dove i personaggi muoiono e poi risorgono - argomenta - possiamo ipotizzare che in alcune personalità fragili un ritiro sociale porta a un distacco progressivo dalle persone reali e a vivere la vita e la morte in una modalità meno tridimensionale. Cioè senza la vera consapevolezza del limite e della gravità».
El.Fi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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