IL CASO
TREVISO Resta in carcere il nomade 40enne residente a Treviso, arrestato

Venerdì 14 Settembre 2018
IL CASO
TREVISO Resta in carcere il nomade 40enne residente a Treviso, arrestato lo scorso agosto con l'accusa di violenza sessuale, lesioni aggravate, minaccia aggravata e maltrattamenti ai danni della moglie e dei figli. Il Tribunale del Riesame ha infatti respinto l'istanza di scarcerazione (o in subordine di mitigazione della misura cautelare) presentata dal legale dell'uomo, l'avvocato Andrea Zambon del Foro di Treviso. Il 40enne era finito in manette a seguito della denuncia della donna, costretta a subire violenza e maltrattamenti durante 8 mesi di autentico inferno. Lei ha provato a resistere, ha sperato che tutto passasse malgrado le violenze fisiche a psicologiche a cui veniva quotidianamente costretta. Poi a fare le spese di quel clima familiare da inferno sono stati i figli e quello è stato il momento in cui ha trovato la forza di dire basta e rivolgersi alle forze dell'ordine. «Ora ti ammazzo, devi morire» le diceva spesso il marito quando, in preda ad una delle sue sempre più frequenti crisi d'ira, le puntava sul viso o sull'addome un grosso coltellaccio da cucina. Ma le vessazioni non si sono limitate alle minacce: la donna sarebbe stata costretta in più occasioni a subire rapporti sessuali che lei non voleva avere, vere e proprie violenze consumate nella camera da letto della casa dove i due vivevano insieme ai tre figli. La gettava sul letto, la afferrava al collo e la stuprava. E poi botte, tante botte, al punto che la donna ha riportato anche un forte trauma al collo causato dalle mani di lui, che la teneva stretta come se volesse soffocarla. A subire le violenze fisiche e psicologiche ad un certo punto sarebbero stati anche i figli minori, che il 40enne avrebbe picchiato durante i suoi giornaliere scatti d'ira, accecato da una rabbia che si è abbattuta su tutto.
De.Bar
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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