IL CASO
TREVISO «Posso anche non fare più il consigliere regionale,

Martedì 11 Agosto 2020
IL CASO
TREVISO «Posso anche non fare più il consigliere regionale, ma non posso accettare che mi si dia del ladro». Riccardo Barbisan, trevigiano, consigliere regionale e comunale a Treviso per la Lega, è finito nel polverone dei contributi Covid: nel suo conto, lo scorso maggio, sono arrivati i famosi 600 euro dell'Inps destinati alle partite iva in difficoltà per l'emergenza covid. In banca, in verità, i 600 euro ci sono rimasti meno di 24 ore. «Non li avevo richiesti, è stato il mio commercialista a chiedere il contributo senza interpellarmi. E appena ho capito di che cosa si trattava li ho dati in beneficenza: li ho devoluti - spiega Barbisan mostrando i due bonifici di entrata e uscita -, al fondo istituito dal Comune di Treviso per aiutare cittadini e imprese in difficoltà a causa del coronavirus. Non mi sento in imbarazzo, ho agito in buona fede e ho restituito quanto ricevuto alla comunità».
IL BONIFICO
Il bonus, percepito legittimamente anche da alcuni parlamentari ma diventato nel giro di poche ore motivo di imbarazzo se non di vere e proprie purghe preannunciate o ancora in corso, è arrivato a Barbisan lo scorso 5 maggio. Il consigliere, oltre all'attività politica, è un libero professionista con partita iva da circa 7 anni, iscritto alla gestione separata e attivo nell'ambito della ricerca di fondi comunitari a favore delle piccole medie imprese. «Non ho fatto alcuna richiesta di contributo- ribadisce Barbisan -. Il 5 maggio mi sono accorto del bonifico, e ho subito chiamato la banca, che mi ha riferito di contattare l'Inps, da cui proveniva il denaro. A quel punto ho sentito il mio commercialista, che di sua iniziativa ne aveva fatto richiesta. Gli ho detto di non farlo mai più e, unica cosa che potevo fare, ho disposto a mia volta un bonifico dello stesso importo, il 6 maggio, al fondo istituito dal comune». «È proprio così - conferma anche il commercialista del consigliere, il dottor Marco Bosco -, è stata una nostra iniziativa ma così abbiamo fatto per almeno un altro centinaio di nostri clienti. Noi applichiamo le norme, e facciamo il nostro dovere. Il bonus è stato percepito anche da persone che non ne avevano bisogno? Certamente si, perchè ci sono anche soggetti che hanno redditi che derivano da immobili, consigli di amministrazione o altro ancora, che di fatto non avevano stretta necessità, ma non c'è un tetto specifico riguardo al reddito. Tanti nostri clienti però ne avevano bisogno come esigenza quotidiana, per andare avanti. Noi ne abbiamo fatto richiesta in automatico per tutti i soggetti che ne avevano diritto, dispiace doverci scusare, cosa che ho fatto per Barbisan, per aver fatto il nostro lavoro, ma il problema, in questo caso, è la norma forse non del tutto equa, ma questo non vuol dire che si deve criminalizzare le persone».
L'IMBARAZZO
A testimoniare la buona fede di Barbisan, oltre alle sue dichiarazioni alle conferme del commercialista, ci sono anche le distinte dei versamenti. Ma questo potrebbe comunque non bastare. Perchè, di certo, la situazione ha creato un certo imbarazzo, e proprio nel giorno delle iscrizioni alle liste per le candidature in Regione. «Le regionali? Il partito farà le sue valutazioni - afferma Barbisan -, ma io sono in totale buona fede: non ho chiesto quel denaro e, appena me lo sono trovato nel conto, l'ho devoluto in beneficenza. Mi sarei sentito in imbarazzo se me li fossi tenuti, ma quando ho visto quel denaro non ci ho pensato un attimo. So bene quanto sia stata e sia ancora drammatica la situazione per tante famiglie e per tante imprese, e di certo chi è in una situazione privilegiata non deve e non può approfittarsene». Il sindacato di Treviso Mario Conte, al quale è stato chiesto un commento sulla vicenda, ha preferito per il momento non esporsi, forse in attesa che il partito faccia le sue considerazioni in merito a una vicenda, quella dei bonus percepiti dai politici, diventata un caso a livello nazionale. «Io penso di aver agito in modo corretto - conclude Riccardo Barbisan -, ma se qualcuno si è sentito offeso non posso che chiedere scusa. Di certo non c'è stato dolo e non mi sento di assumermi alcuna colpa. E alla fin fine, nel mio piccolo, so che quei soldi, una volta devoluti al fondo del comune, sono di sicuro finiti a persone che ne hanno davvero bisogno. Perchè lo dico? Perchè evidentemente la normativa che ha permesso di beneficiare del bonus anche a chi non ne dovrebbe avere diritto è del tutto inadeguata. Il mio ne è un esempio lampante».
Alberto Beltrame
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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