IL CASO
GIAVERA «Io sono nato nel mio ristorante. Ma per il Governo sono

Mercoledì 27 Gennaio 2021
IL CASO
GIAVERA «Io sono nato nel mio ristorante. Ma per il Governo sono equiparato a uno che si inventa il lavoro su due piedi. I ristori minimi sono quasi un'offesa alla nostra storia». Alla faccia del boomerang. Così si chiama il ristorante storico di Santi Angeli gestito dalla famiglia Guizzo. Quello in cui generazioni hanno organizzato matrimoni e cresime. Storico per tutti tranne che per il computo sui ristori. Ezio Guizzo, che è nato e ha imparato il mestiere all'ombra del padre, racconta l'ultimo paradosso legato ai fondi stanziati da Roma per sostenere la ristorazione. «La nostra attività è nata nel 1971, ma per il Ministero siamo nati nel 2020». Il busillis nasce dal subentro d'azienda. Il padre di Guizzo ha chiuso formalmente l'attività nominale per cederla al figlio, dal 2020 titolare del Boomerang. Per questo motivo a livello nazionale il ristorante è stato equiparato agli esercizi aperti ex novo nel 2020 ed è risultato destinatario dei ristori minimi. «Abbiamo ricevuto i 600 euro in due tranche dell'Inps, poi 1000 euro per la primavera 2020, altri 1000 per il Natale e 2000 per il bonus 200%». In totale 5200 euro.
RISTORO DI 5MILA EURO
Ezio Guizzo è presidente dell'associazione ristoratori del Montello Il Montello a tavola, la sua attività è radicata nel territorio e da sempre è un riferimento per la Marca trevigiana. Nato nel dicembre del 1971 grazie a Pasquale Guizzo, il ristorante Boomerang mette a disposizione dei suoi clienti un'originale struttura circolare. Con il figlio Ezio e la moglie Marzia, la cucina tipica montelliana degli inizi evolve a poco a poco fino a diventare una ricerca di nuovi accostamenti e sapori. Ma il Boomerang rimane il ristorante delle feste e delle cerimonie. Anche per le ampie sale e il verde intorno. «È inutile sottolineare che questa cifra è assolutamente insufficiente anche a gestire per solo un mese il locale». La beffa è che tra i 4 dipendenti fissi (gli altri sono a chiamata) c'è ancora suo padre. «Siamo sempre noi: abbiamo sempre investito nel locale, abbiamo passato la vita qui dentro. E ci trattano come dei parvenùe, gente che si è inventata il mestiere ieri».
CONTEGGIO PARADOSSALE
Per questo Guizzo ha chiesto di poter porre la questione al tavolo Fipe nazionale. «Temo che in Italia ci siano altre situazioni analoghe. Situazioni di ordinario cambio generazionale in cui -come accade spessissimo nel mondo della ristorazione- ai padri subentrano i figli. Ritengo sia un vuoto vistoso del sistema di conteggio, che ci procura un danno inutile e avvilente». Oltre alla questione morale c'è appunto quella economica. «Non mi vergogno: ho dovuto ricorrere un'altra volta a mio padre. La situazione dei ristoratori è questa: o si contraggono debiti ingenti per rimanere in piedi e attendere di riaprire, o ci si affida alla famiglia. Ma ridursi a ricorrere ai genitori che hanno messo via i risparmi dopo una vita di lavoro perchè lo Stato non ti riconosce lo status di storicità è davvero paradossale». Guizzo ora attende delle risposte. «La nostra fiduciaria però auspica che da venerdì si ritorni in zona gialla. Noi abbiamo metrature e spazi per riaprire in sicurezza. Chiediamo solo di poter lavorare».
Elena Filini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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