Il cambio di commissione all'origine della retromarcia

Giovedì 5 Dicembre 2019
SOTTO LA LENTE
TREVISO A far propendere il ministro per lo stop al masterplan con rinvio per una nuova valutazione, sarebbe stato il fatto che la commissione è cambiata. Chi ha dato il primo okay tecnico ha lasciato il posto a nuovi membri che secondo il ministero, necessariamente devono rivalutare parametri e condizioni. Tra le criticità condivise ci sarebbe l'assenza di una valutazione sanitaria con il coinvolgimento anche dell'istituto superiore della sanità.
POCHI DUBBI
Il comitato contrario allo sviluppo dell'aeroporto non ha dubbi. Dopotutto all'inizio di novembre era stato proprio il gruppo di cittadini a spedire alla segreteria tecnica del ministero dell'Ambiente le osservazioni che poi hanno portato il ministro Sergio Costa alla clamorosa decisione di rimandare indietro il progetto da 53 milioni di euro. Adesso la palla passa nelle mani della nuova commissione Via, che è nata solo pochi mesi fa e non è composta dalle stesse persone che avevano dato il primo okay tecnico al master plan. Tra le criticità condivise dal ministero a quanto pare c'è l'assenza di una valutazione sanitaria con il coinvolgimento dell'Istituto superiore di sanità, e non solo dell'Arpav. «Sorprende che in tutte le prescrizioni di una Via nazionale venga attribuito un ruolo centrale e strategico a un ente locale i cui professionisti non appartengono ai ruoli sanitari e che, pertanto, sono privi di qualunque competenza legale sulla materia salute hanno messo in chiaro dal comitato l'Arpav è un ente strumentale in grado di operare solo con il coordinamento degli enti competenti, che in Veneto sono le Usl, le strutture regionali di ambiente e sanità, le Province e i sindaci dei Comuni per gli ambiti di rispettiva responsabilità». «Di fatto si legge nelle stesse osservazioni la definizione dell'ambito territoriale con il numero delle persone coinvolte e la gradazione specifica del rischio, non è mai stata effettuata, come invece è stato fatto, anche se a seguito dell'emergenza, nel caso dei Pfas».
AL VAGLIO
Nella nuova riunione della commissione nazionale per la valutazione di impatto ambientale, insomma, si discuterà dell'opportunità di richiedere un'indagine sanitaria approfondita nella zona del Canova prima di procedere con l'eventuale aumento dei voli. Su questo fronte, l'Usl della Marca è sempre stata disponibile a intraprendere uno studio epidemiologico per valutare lo stato di salute di chi abita attorno alla pista. Inoltre, l'azienda sanitaria ha la possibilità di indagare il livello di inquinamento e di rumore. L'inghippo è che uno studio del genere sarebbe tutt'altro che breve. Per arrivare a risultati attendibili sotto il profilo sanitario servono almeno cinque anni. Dall'Usl, in più, hanno già fatto sapere che fotografare il livello di inquinamento dell'aria causato proprio dall'aeroporto non sarebbe affatto facile. In primis perché non sarebbe facile distinguere tra le altre fonti di inquinamento vicine, come il traffico che intasa la Noalese. Il discorso è diverso per quanto riguarda l'inquinamento acustico. In tale contesto il rumore degli aerei che passano sopra le case a bassissima quota è forse una delle poche variabili che possono essere misurate in modo univoco. L'altra richiesta che sarà al centro della discussione riguarda l'opportunità di sperimentare almeno per sei mesi l'equa ripartizione dei decolli: 50 per cento verso Quinto e 50 per cento verso Treviso. Più del doppio rispetto al 21% dei decolli verso Treviso, circa duemila all'anno, previsto nel piano che ha ricevuto il primo timbro tecnico. «Tale operazione dovrebbe essere monitorata installando una centralina sulla testata 25, nei pressi delle prime case in Via Pelosa e Via Nogarè a Quinto: si potrà essere certi dopo i sei mesi di monitoraggio».
M.F.
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