IL BILANCIO
TREVISO Tre nuovi contagi: un'altra ospite del Bon Bozzolla, un

Martedì 14 Luglio 2020
IL BILANCIO
TREVISO Tre nuovi contagi: un'altra ospite del Bon Bozzolla, un anziano che frequenta un centro diurno a Pieve di Soligo e una kosovara di 68 anni. Ed è proprio il coronavirus che arriva dai Balcani a fare sempre più paura. Adesso è certo: si tratta di una variante rispetto al Covid-19 che sembrava aver allentato la presa nella Marca. Lo ha confermato l'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie. Questo spiegherebbe l'esplosione di contagi tra persone originarie del Kosovo registrata nell'ultima settimana nel trevigiano.
LO STUDIO
«C'è l'evidenza che il ceppo dei Balcani è diverso sottolinea Roberto Rigoli, direttore della Microbiologia di Treviso ora andremo a tipizzare i virus per individuare il ceppo di appartenenza e poi mettere i risultati in correlazione con i dati clinici». Ieri è risultata positiva un'altra persona originaria del Kosovo. E' l'ottava in una settimana. Si tratta di una 68enne che nel pomeriggio di domenica è stata portata in ambulanza al pronto soccorso di Conegliano con febbre e problemi respiratori. Dopo la conferma del tampone, è scattato il trasferimento in Malattie infettive a Treviso. Nel frattempo sono state messe in isolamento 15 persone entrate in stretto contatto con lei, tra familiari e amici. Oggi si conoscerà l'esito dei tamponi di controllo. Era ormai un mese che non si registravano ricoveri di pazienti con difficoltà respiratorie. L'obiettivo adesso è capire com'è nato questo nuovo contagio. La 68enne non lavora nel mondo dell'assistenza agli anziani. E nell'ultimo periodo non era tornata in Kosovo. Un dato che, paradossalmente, fa aumentare l'allerta davanti al rischio che un coronavirus più aggressivo possa ormai essere già entrato nella Marca. Il caso si aggiunge ai sette contagi legati all'area dei Balcani emersi da martedì scorso ad oggi: un'intera famiglia di cinque persone residente nella zona di Treviso e due cognate di 55 e 57 anni, nemmeno loro impiegate come badanti, arrivate domenica scorsa dal Kosovo a bordo di un pulmino.
IL FOCOLAIO
Si allarga poi il focolaio esploso nella casa di riposo Bon Bozzolla di Farra di Soligo, dove sono già emersi dieci contagi, otto tra gli anziani e due tra gli operatori. Adesso si è saliti a undici. Ieri un'altra anziana è risultata contagiata. Dopo il primo tampone, si è ritenuto di ripetere il test. E l'esito è stato positivo. La signora è stata trasferita nel nucleo isolato attivato nell'istituto Bon Bozzolla. I positivi sono tutti in isolamento domiciliare, tranne il compagno di stanza del primo contagiato, ricoverato in Malattie infettive a Treviso, dove è in graduale miglioramento. Sull'origine del focolaio di Farra prende forma un'ipotesi che arriva addirittura dall'Australia. Il fratello di un'operatrice è rientrato nei giorni scorsi nella Marca assieme a sua moglie. I due hanno dichiarato il ritorno e si sono messi in quarantena per 14 giorni, passo obbligatorio per chi rientra dall'area extra Schengen. A quanto pare si facevano lasciare il cibo sulla porta.
I CONTROLLI
Ma l'Usl vuole vederci chiaro. «Andremo a controllare anche questo aspetto sottolinea Rigoli il rientro dall'Australia prevede anche degli scali. Non possiamo dare nulla per scontato». La buona notizia è che i test eseguiti ieri nella casa di riposo Villa Tomasi di Spresiano, da dove proveniva il primo positivo del Bon Bozzolla, hanno dato tutti esito negativo. Nessuna delle 165 persone controllate, tra anziani e personale, è risultata contagiata. Sempre ieri, però, è emersa anche la positività al coronavirus di un anziano che risulta registrato in un centro diurno di Pieve di Soligo. Non è ancora chiaro se possa essere in qualche modo legato al Bon Bozzolla. Quel che è certo è che l'azienda sanitaria non cade dalle nuvole. «Ormai ci aspettiamo che emerga praticamente un positivo al giorno tirano le fila dall'Usl la sfida è arrivare alla diagnosi in fretta, in modo da isolare quanto prima tutti i contatti stretti per sottoporli a loro volta al tampone. E' l'unico modo per poter spegnere i focolai direttamente sul nascere».
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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