I LUTTI
TREVISO La scia di lutti non si ferma. Nel trevigiano si è arrivati

Mercoledì 2 Dicembre 2020
I LUTTI TREVISO La scia di lutti non si ferma. Nel trevigiano si è arrivati
I LUTTI
TREVISO La scia di lutti non si ferma. Nel trevigiano si è arrivati a contare 573 decessi legati al coronavirus in poco più di nove mesi di epidemia. Cioè 13 in più rispetto a ieri. Il report regionale è stato aggiornato con l'inserimento di dati riguardanti i mesi di settembre e ottobre. E a questi vanno purtroppo aggiunti altri decessi: nelle ultime 24 ore negli ospedali sono mancate quattro persone, tra i 74 e i 94 anni, che erano state ricoverate dopo il contagio. Stando a un'indagine fatta dall'Usl della Marca, però, solamente 169 persone sarebbero mancate direttamente per l'infezione da coronavirus. Meno del 30% del totale. «I decessi per polmoniti in generale e per altre insufficienze polmonari sono stati 169 -conferma Francesco Benazzi, direttore generale dell'azienda sanitaria- questo fa pensare che effettivamente il Covid abbia colpito soprattutto 169 persone rispetto al totale complessivo dei decessi».
I NUMERI
I numeri delle persone mancate in ospedale nel periodo tra marzo e agosto, durante la prima ondata del Covid e la sua propaggine, evidenziano addirittura un calo rispetto all'anno scorso. Nel dettaglio, tra marzo e agosto del 2019 sono mancate 1.625 persone. Mentre nello stesso periodo di quest'anno ci sono stati 1.552 lutti. Cioè 73 in meno. Solo il dato specifico dei decessi di pazienti arrivati in ospedale dalle case di riposo è leggermente aumentato rispetto all'anno scorso. Ma di poco: da 222 a 229. «Vuol dire che i nostri operatori hanno fatto di tutto per salvaguardare le persone, aiutandole a uscire da questo periodo -dice Benazzi- ognuno faccia le proprie considerazioni». Resta il fatto che quest'anno ci sono stati più decessi rispetto alla media. A dirlo è un altro studio fatto dall'Usl, che ha affidato il compito a Mauro Ramigni, direttore del servizio di Epidemiologia. Qui si evidenzia che dall'inizio di quest'anno alla fine di ottobre nel trevigiano sono mancate esattamente 7.263 persone: 391 in più rispetto alla media dello stesso periodo calcolata nei cinque anni precedenti, dal 2015 al 2019.
I PICCHI
I picchi maggiori sono stati registrati subito dopo l'esplosione dell'epidemia da coronavirus. Lo scorso marzo sono mancate 972 persone: 224 in più rispetto alla media di 748 lutti. L'altro picco riguarda aprile: da una media di 673 a 863 decessi. Poi la situazione è gradualmente tornata alla normalità. Almeno fino al mese di settembre, quando si è passati da una media di 587 decessi a 660. «Il picco di marzo e aprile era purtroppo chiaro, visto l'arrivo del Covid -tira le fila Benazzi- è triste parlare di questi numeri, perché dietro a ogni cifra c'è una persona che è venuta a mancare. Però si può dire che l'incidenza da noi non ha creato grossi sconvolgimenti rispetto al passato. I mesi più duri sono stati quelli di marzo e aprile. Sono stati durissimi. Il periodo attuale, invece, non è così forte per quanto riguarda i decessi». Ciò non significa che si possa mollare la presa. Al contrario. Gli ospedali stanno facendo un super lavoro per accogliere i pazienti Covid positivi e per continuare a rispondere a tutte le altre necessità urgenti.
OSPEDALI PIENI
Anche facendo fronte all'assenza forzata del personale positivo o contatto di positivo. Ad oggi tra quarantene e isolamenti mancano 161 operatori della sanità: 17 medici, 77 infermieri, 51 oss, 6 fisioterapisti, 5 tecnici della prevenzione e 5 assistenti sanitarie. Fino a questo momento l'epidemia ha complessivamente colpito 28.912 persone nel trevigiano. Non si può abbassare la guardia. Nei reparti degli ospedali ci sono 522 pazienti Covid positivi: 480 nelle unità ordinarie e 42 in Terapia intensiva. «Dobbiamo continuare a comportarci come vorremmo che ognuno si comportasse con noi per preservarci dal virus -conclude Benazzi- è un concetto di etica personale. La tragedia è che qualcuno oggi percepisce il proprio comportamento come non dannoso per altri. Umberto Veronesi diceva che un uomo senza etica comportamentale è come un animale selvaggio. Serve un grande senso di responsabilità».
M.F.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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