I giovani leghisti: «Salvati dal ritardo del nostro autobus»

Giovedì 13 Dicembre 2018
IL GRUPPO
TREVISO «Ringraziamo Dio per il ritardo accumulato: potevamo essere proprio in mezzo all'attentato del centro di Strasburgo». A parlare è Chiara Fraccaro, consigliere comunale a Castelfranco, responsabile dei giovani leghisti della Marca e organizzatrice del viaggio-studio a Strasburgo per la visita al parlamento europeo accompagnati dall'eurodeputato Scottà.
Sono una quarantina i giovani veneti ed emiliani in Francia, cinque di questi trevigiani. Oltre a Chiara, Alessandro Pavanetto ( Badoere), Andrea Di Ascenzo (Castelfranco), Andrea Petteno' (Treviso), Nicolò Missaglia (Treviso), la comitiva doveva rientrare questa sera ma vista l'esperienza passata hanno deciso il rientro stamattina, anticipando la partenza a mercoledì sera dopo la visita al parlamento. Doveva essere un viaggio di studio, sereno e si è trasformato in un incubo. «Ma siamo stati fortunati e si poteva finire nel dramma - spiega con un filo di voce Chiara - il nostro programma prevedeva l'arrivo martedì in albergo alle 17.30 e poi visita ai mercatini. Alle 19 avevamo prenotato la cena insieme ai nostri parlamentari in un ristorante proprio nel centro di Strasburgo. Ma abbiamo avuto un ritardo e siamo arrivati in albergo alle 18.30».
L'AVVISO
La comitiva Veneta arriva in hotel, a una manciata di chilometri dalla zona centrale della città; un salto in stanza e poi preparativi per andare subito in centro. «Ma a questo punto - continua Chiara - mi arriva la comunicazione dallo staff di Scottà di non muoverci dall'albergo perché era successo qualcosa. Non mi hanno detto cosa ma percepivo che doveva essere qualcosa di importante, grave. Poi abbiamo sentito sirene, polizia, movimento e ci hanno comunicato che si è verificata questa sparatoria, forse un attentato in centro».
TENSIONE
«Man mano che passavano i minuti abbiamo realizzato quello che stava succedendo è quello che fortunatamente non ci ha visti coinvolti -prosegue - in questi frangenti ci hanno chiamato da Roma, dalla Farnesina« per sapere come stavamo e se avevamo bisogno di qualcosa. Noi siamo rimasti dentro il nostro hotel ma con il passare delle ore la nostra ansia è cresciuta. Abbiamo saputo che la sparatoria è avvenuta proprio dove dovevamo andare noi. Addirittura ci hanno comunicato che nel ristorante dove avevamo prenotato si è rifugiato un ferito che poi è morto». Da qui la decisione di tornare in Italia: «Abbiamo deciso di visitare il Parlamento e poi il rientro immediato senza ulteriori tour che avevamo programmato. Doveva essere una esperienza di festa e per noi formativa, poteva però trasformarsi in una vera tragedia e per questo ringraziamo Dio ed il destino per come si è conclusa».
Gabriele Zanchin
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci