I DATI
TREVISO Nei primi sei mesi dell'epidemia, tra la fine di febbraio e l'inizio

Martedì 1 Dicembre 2020
I DATI TREVISO Nei primi sei mesi dell'epidemia, tra la fine di febbraio e l'inizio
I DATI
TREVISO Nei primi sei mesi dell'epidemia, tra la fine di febbraio e l'inizio di settembre, nella Marca sono mancate esattamente 421 persone in più rispetto alla media dello stesso periodo dei cinque anni precedenti, dal 2015 al 2019. Il quadro è nero. La scia di lutti sembra non conoscere fine. Si sapeva. Ma gli ultimi dati diffusi dall'Istat, l'istituto nazionale di statistica, dipingono un quadro ancora peggiore di quanto non si potesse immaginare. I numeri fanno male. Ma non si può che partire da questi. Nel dettaglio, tra marzo e agosto si è passati da una media di 4.008 a 4.429 decessi. A livello provinciale c'è stato un aumento del 10,5%. Per quanto riguarda i singoli comuni, l'incremento si nota soprattutto in quelli che ospitano case di riposo. Su tutto ciò pesa ovviamente la prima ondata, e la successiva propaggine, dell'epidemia da coronavirus. Però non basta.
IL CONFRONTO
Fino al primo settembre, giorno nel quale il monitoraggio dell'Istat per ora si ferma, erano stati registrati 333 decessi legati all'infezione da Covid-19. Si tratta di un dato che comprende sia chi si è spento in ospedale che chi è mancato nelle strutture del territorio. Ma neppure questo è sufficiente da solo a spiegare l'aumento generale dei decessi. Non si può scartare nessuna ipotesi. Anche se il pensiero corre inevitabilmente proprio all'epidemia da coronavirus. Il timore è che ci possano essere stati decessi legati al Covid-19 non inquadrati come tali, soprattutto all'inizio. Oppure che a causa della stessa epidemia alcune persone abbiano rimandando visite, esami e altre prestazioni sanitarie. Non si può poi non tener conto dell'invecchiamento della popolazione. Al momento, insomma, non è ancora possibile avere certezze. Quel che è certo è che il coronavirus non molla la presa.
IL BOLLETTINO
Dal primo settembre ad oggi, cioè negli ultimi tre mesi, nella Marca sono mancate altre 227 persone che erano state contagiate dal Covid. Il totale dei decessi legati al virus è salito proprio ieri a quota 560. Negli ultimi quattro giorni se ne sono andati 7 pazienti, tra i 60 e gli 88 anni, che in seguito al contagio erano stati ricoverati in ospedale. Il coronavirus adesso sembra complessivamente rallentare la propria corsa. Ma ancora non basta. E purtroppo si sa che l'indicatore delle persone che perdono la vita sarà l'ultimo a calare. Anche ieri nella nostra provincia sono emersi 486 nuovi contagi. Sono esattamente 14.561 i trevigiani che in questi giorni stanno combattendo contro l'infezione da Covid. Vuol dire 207 in più nel giro di 24 ore, al netto di chi ha invece concluso la quarantena. La buona notizia è che i ricoveri in ospedale non aumentano più come poche settimane fa. Ma i posti letto occupati restano tanti. Le strutture rimangono sotto pressione come mai prima d'ora. Al momento gli ospedali trevigiani ospitano 513 pazienti Covid positivi. Tra questi, 40 sono ricoverati nelle Terapie intensive (22 a Treviso, 8 a Vittorio Veneto, 6 a Montebelluna e il resto sparso nelle altre strutture). L'ospedale di Montebelluna si conferma tra quelli più in difficoltà. Oggi conta il ricovero di 136 pazienti positivi. Nessun'altra struttura della Marca ne ospita di più. Nemmeno il Covid Hospital di Vittorio Veneto, arrivato a 115. «Restiamo in zona rossa per quanto riguarda i ricoveri ordinari ha sottolineato Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl trevigiana mentre per la Terapia intensiva siamo all'inizio della zona arancione». I posti letto in Rianimazione non mancano. Vengono attivati di volta in volta in base alle necessità. Teoricamente si potrebbe salire addirittura fino a 116 letti, 42 dei quali convertendo posti nelle aree semi-intensive e nei gruppi operatori. Ciò che realmente preoccupa, però, è la tenuta dei reparti ordinari. Un aiuto è arrivato dall'apertura dell'ex ospedale Guicciardini. Ma non c'è ancora abbastanza personale per portare a regime i 30 posti letto ricavati nell'edificio di Valdobbiadene. Gli infermieri e gli operatori che mancano all'appello dovrebbero arrivare in queste ore. Non solo. Al netto della sospensione delle visite e degli esami non urgenti, gli ospedali dell'Usl continuano a rispondere anche e soprattutto ad altre necessità, non legate al coronavirus. E' sufficiente guardare alle dimissioni registrate nel mese di ottobre: 119 per ricoveri legati al Covid e 8.196 per altre patologie.
Mauro Favaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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