Pugni e cinghiate dopo la discoteca alla sbarra 5 militanti di Forza Nuova

Martedì 15 Gennaio 2019
L'INCHIESTA
TREVISO Il rombo di un motore, poi gli insulti e infine botte da orbi. È la dinamica dei fatti che hanno portato a processo con l'accusa di lesioni aggravate cinque persone, tutte orbitanti intorno a Forza Nuova e altri gruppuscoli della galassia dell'estrema destra cittadina. Si tratta di un procedimento iniziato con il piede sbagliato: all'inizio a essere indagati dalla Procura erano stati infatti altri cinque che, malgrado le vittime della presunta aggressione avvenuta il 1 dicembre del 2013 davanti al noto locale notturno Amami li avessero riconosciuti come gli autori del pestaggio, sono risultati del tutto estranei ai fatti come confermato dalle analisi delle celle telefoniche agganciate dai loro smartphone e grazie a cui è stato possibile verificare che quella sera si trovavano tutti altrove.
A seguito delle nuove indagini sono finiti alla sbarra Enrico Crosato, Francesco Meneguzzi, Fabio Paladin, Joel Pitton, Mattia Rizzetto e Rahil Sozza, noti alle cronache soprattutto per episodi di scontri con aderenti ai centri sociali. A fare le spese del gruppetto due persone, tra cui un buttafuori del locale, che secondo l'accusa sarebbero stati aggrediti dopo un battibecco scatenato da motivi che definire futili pare quasi un eufemismo. A scatenare la gazzarra il fatto che uno dei due presunti pestati avrebbe fatto rombare il motore della sua auto di grossa cilindrata fuori dal locale, suscitando il fastidio dei cinque che avrebbero colpito lui e il buttafuori dell'Amami a pugni, calci, cinghiate e sprangate, provocando a entrambi lesioni guaribili in 20 giorni. «Siamo stati noi ad essere stati aggrediti - è invece la tesi dei cinque, difesi dall'avvocato Marco Furlan -. la scazzottata è scaturita perché ci siamo difesi». (de.bar)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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