LA POLEMICA
VITTORIO VENETO Si parla di 25 Aprile e sono scintille, anche se

Venerdì 26 Aprile 2019
LA POLEMICA
VITTORIO VENETO Si parla di 25 Aprile e sono scintille, anche se a distanza, tra il governatore Luca Zaia - che ha sottolineato i grandi valori della Liberazione - e il Pd trevigiano.
LA FRECCIATA
«Ho sentito l'intervento di Zaia, mi viene da dire: il mondo ribaltato». Sebastiano Sartoretto, volto storico del Pd della Marca, sorride quando commenta il discorso pronunciato dal governatore davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Zaia ha espresso concetti chiari sull'importanza della Resistenza, dei partigiani; ha ribadito la netta condanna del fascismo, ha ricordato i 50mila partigiani morti, i 60 milioni di vittime della Seconda Guerra Mondiale, i sei milioni di ebrei sterminati anche per colpa delle terrificanti leggi razziali italiane. E poi l'appassionato ritratto di Tina Anselmi, che ha strappato un lungo applauso a tutta la platea del Da Ponte, e quel riferimento alla creazione del sistema sanitario pubblico nazionale voluto proprio dalla politica castellana che ha consentito a tutti - «di ogni credo, orientamento sessuale e provenienza», ha specificato il governatore - di avere accesso alle cure. Concetti che sorprendono molti esponenti del centrosinistra se citati da uno dei massimi rappresentanti della Lega. Da qui lo stupore: «Quasi un discorso da Pd», ironizza Antonella Tocchetto, consigliere comunale trevigiano. Giovanni Zorzi, segretario provinciale del Pd, invece sottolinea: «L'intervento di Zaia ha bene interpretato lo spirito della giornata. Direi che è stato molto poco leghista, ben lontano dalle politiche becere del suo capo partito». E questa osservazione è piaciuta pochissimo al governatore.
LA REPLICA
«Il mio intervento poco leghista? Chi lo dice dovrebbe leggere quello che scrivo e penso e comunque mi pare che abbia perso un bel po' di lezioni. Ritengo offensivo questo commento. A casa mia non funziona così, che quando parli bene non sei leghista e quando parli male sei leghista. Vuol dire non essere corretti: questo è il pensiero mio e della Lega. Se poi qualcuno vuole sempre estremizzare lo faccia, ma il giorno della Liberazione avrei evitato un commento come questo che dimostra la volontà di caricare, ma non ha senso». Il governatore poi rincara: «Si abbia almeno il rispetto di 60 milioni di vittime, di 50mila partigiani morti, di 6 milioni di ebrei sterminati con le leggi razziali italiane e del nazi-fascismo in generale. Uscirne che se uno dice cose giuste e intelligenti, di fatto, non è leghista vuol dire, ancora una volta, non aver capito cos'è la festa della Liberazione. Questa giornata non è l'occasione per rimettere in atto la lotta tra comunisti e fascisti. Lo ha detto anche il presidente nazionale dell'Anpi: la festa della Liberazione non deve diventare il solito momento per mettere in piedi la solita battaglia tra fascisti e comunisti. Andiamo oltre. Sono passati 74 anni, la vecchia ruggine se n'è andata. Anche se, ovviamente non bisogna dimenticare». E sulla Liberazione, infine, spiega: «Mi dispiace se deludo qualcuno, ma la Resistenza non è stata solo rossa. È stata invece trasversale perché ha interessato tantissimi cattolici, ex fascisti delusi, il mondo accademico, gli anarchici, moltissimi monarchici: questa è stata la nostra Resistenza».
Paolo Calia
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