Iannicelli: «Il clima fa paura già ora»

Lunedì 18 Marzo 2019
Iannicelli: «Il clima fa paura già ora»
L'INTERVISTA
TREVISO «Bella la marcia per l'ambiente, i giovani hanno fatto bene a parteciparvi così numerosi: più gente si sensibilizza su questi temi, meglio è. Però la cosa che mi fa ridere è un'altra: sono anni che scienziati ed esperti avvisano costantemente sui pericoli legati ai cambiamenti climatici, senza però ricevere tanta attenzione. Adesso che lo stesso avvertimento lo fanno altri, tutti si mobilitano. È come quando un dottore ti dice che sei malato e tu fai finta di niente; ma appena te lo dice il primo che passa, ti preoccupi».
Giancarlo Iannicelli, presidente del Consiglio Comunale e generale in congedo dell'Aeronautica Militare, ha fatto il metereologo per quasi 50 anni. E da almeno 30 parla dei cambiamenti climatici in arrivo, della necessità di prendere dei provvedimenti.
Iannicelli tutti si preoccupano di come sarà il clima tra 20, 30 anni.
«È inutile preoccuparsi di questo, guardare troppo in là. La verità è che i cambiamenti climatici sono già in atto, adesso. E lo dico con la forza dei dati scientifici».
E i dati cosa dicono?
«Mi considero un badilante del meteo, come quegli agricoltori che mettono le mani nella terra che coltivano e la sanno riconoscere al tatto. Io sono sempre stato un appassionato di statistica e leggendo i dati i cambiamenti si vedono».
Le temperature si sono alzate.
«Ma non solo. Prendiamo la nostra provincia: la temperatura, rispetto a 30 anni fa, è cambiata. Prima, durante l'estate, si superavano i 30 gradi massimo dieci volte in tre mesi e con punte di 34 gradi. Nelle ultime estati siamo arrivati a 40° misurati in capannina, quindi con tutti i crismi. E i giorni oltre i 30 gradi si sono moltiplicati».
Anche la pioggia è cambiata.
«Anche un metereologo di vecchia scuola come me deve, alla fine, ammettere una cosa: le bombe d'acqua, termine che comunque non mi piace, esistono. Ma la media dei millimetri di pioggia che cadono ogni anno nella nostra provincia, è sempre la stessa: 800-1000».
E cosa è cambiato?
«La distribuzione. Siamo passati da una pioggia graduale, ben distribuita nei 12 mesi, con picchi in un mese piuttosto che in un altro, a eventi violentissimi, improvvisi».
Faccia un esempio.
«Un tempo quando nell'arco di 24 ore cadevano più di 50 millimetri, eravamo obbligati a fare una segnalazione per l'eccezionalità dell'evento. Negli ultimi quattro-cinque anni vediamo precipitazioni di 200 millimetri in due o tre ore. Acqua che poi non serve a niente: arriva sul terreno come una furia, non penetra. È come lanciare una secchiata d'acqua a un assetato: non risolvi molto».
È cambiato anche il vento, e non solo in senso metaforico.
«Altra cosa un tempo impensabile per i metereologi: parlare di uragano a queste latitudini. Un'eresia: dire una cosa del genere avrebbe significato l'espulsione dalla comunità scientifica. E invece è accaduto: quello che si è abbattuto sulle nostre montagne, che ha sradicato decine di migliaia di alberi, cos'è stato se non un uragano? Ripeto: bene a preoccuparsi per il mondo tra 20 anni, ma i mutamenti del clima già ci sono e sono impattanti. Penso se ne stia rendendo conto tutti».
Soluzioni?
«Si parla di creare delle zone boscose attorno alle città: io lo dico da anni, questa è una soluzione. Una barriera verde, consistente, abbatte la temperatura di due o tre gradi. Va bene poi lavorare sul riscaldamento domestico, quella del teleriscaldamento è la strada giusta, e bisogna investire nella tecnologia. Il clima è un problema di oggi, non di domani».
Paolo Calia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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